Mercoledì 18 Dicembre 2024

Guerra in Ucraina, primi effetti in Italia: stretta su termosifoni e condizionatori negli uffici pubblici

Stretta su termosifoni e condizionatori nelle pubbliche amministrazioni: dal prossimo primo maggio e fino al 31 marzo 2023, la media ponderata della temperatura degli edifici pubblici non dovrà superare i 19 gradi centigradi (più 2 gradi di tolleranza) e non dovrà essere minore dei 27 gradi (meno due gradi di tolleranza). Sono esclusi ospedali, cliniche e case di cura. Sono i primi effetti del razionamento dell'energia in seguito alla guerra in Ucraina. Lo prevede un emendamento al decreto legge bollette approvato, qualche giorno fa, dalle Commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera. Il governo, per risparmiare, ha deciso che la temperatura dei condizionatori non deve essere minore dei 27 gradi e quella dei termosifoni non dovrà superare i 19 e ci sarà quindi una riduzione della temperatura dei riscaldamenti negli edifici pubblici per l'inverno prossimo e restrizioni anche al condizionamento già questa estate. Si tratta comunque di un grado rispetto alle norme attualmente in vigore.

Stop al gas dalla Russia, si studia un piano energetico

Se la guerra in Ucraina dovesse continuare, tutto ciò potrebbe non bastare, soprattutto in caso di improvviso stop alle forniture dalla Russia. Allo studio ci sarebbe un piano energetico complessivo che comprenderebbe non solo gli uffici pubblici ma anche le abitazioni private, i monumenti e i condomini.

Draghi: "Meglio la pace o il condizionatore acceso?"

Il presidente del Consiglio Mario Draghi lo scorso 6 aprile, durante la conferenza stampa sul Def, aveva parlato di possibili razionamenti, soffermandosi sulle ripercussioni che la guerra in Ucraina potrebbe avere sui consumi di energia, se i flussi gas dalla Russia dovessero interrompersi. "Ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace - aveva detto Draghi -. Cosa preferiamo? La pace oppure star tranquilli con il termosifone acceso o con l'aria condizionata accesa per tutta l'estate? Io la metterei in questi termini, questa è la domanda che ci dobbiamo porre". Il premier aveva anche rassicurato che se dovesse esserci un embargo al gas russo, le riserve dell'Italia ci permetterebbero di andare avanti fino a ottobre.

Draghi ad Algeri, sì all'accordo

Ieri, intanto, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha firmato, al Algeri, un accordo sull’energia con il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune. Verranno incrementate le forniture di gas dal paese africano (che già rappresenta il 31% del nostro import). Da Algeri avremo circa 3 miliardi di metri cubi in più di gas subito, altri 6 nel 2023 per arrivare a 9 miliardi, circa 3 miliardi di gas e 3 di Gnl. Il viaggio è il primo di una serie, con l'obiettivo di accelerare al massimo la diversificazione delle fonti di approvvigionamenti: dopo Pasqua potrebbe essere la volta del Congo, seguito da Angola e Mozambico.

Limiti attuali e controlli

Ecco che comunque il governo ha già pensato ad un piano per risparmiare qualcosa negli uffici pubblici. Oggi, in base alle normative del 2013, la temperatura è a 20 gradi (condizionatori) e 26 gradi (termosifoni), sempre con 2 gradi di tolleranza. La differenza, dunque, sarebbe di un solo grado anche se, soprattutto nel caso delle pompe di calore e dei condizionatori non centralizzati, andrebbe capito chi deve controllare visto che il singolo dipendente può autonomamente accendere l'apparecchio e regolare a proprio piacimento la temperatura.

Termosifoni case private

E c'è chi comincia a pensare anche al riscaldamento delle case private. Per Paolo Scaroni, ex Ceo di Eni, abbassare di due gradi il termostato permetterebbe di risparmiare 3 miliardi di metri cubi di gas. Anche qui, il ragionamento può essere fatto suugli impianti centralizzati, più difficile controllare le abitazioni che hanno le caldaie autonome.

Illuminazione pubblica

Come accennato novità potrebbero esserci anche per quanto riguarda il numero dei lampioni accesi e le ore di illuminazione, anche se la diminuzione cozzerebbe sia con la sicurezza stradale che con il possibile aumento della microcriminalità che verrebbe favorita da un maggiore buio o crepuscolo. Anche i monumenti pubblici potrebbero vedere diminuita la luce, e ai condomìni potrebbe essere chiesto di ritardare l’accensione della luce nelle parti comuni.

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