Giulia Giuffré è la portavoce di Libera, osservatorio contro la violenza di genere nei luoghi di lavoro promosso da Confapi a valle degli accordi sul tema chiusi tra sindacati e imprese. Ekatherina Ziuzuk è la presidente di Supolka, associazione che riunisce i profughi bielorussi arrivati in Italia dopo le elezioni politiche farsa in quel paese, del 9 agosto 2020. E Maria Falcone, presidente della fondazione intitolata al fratello Giovanni, nata qualche mese dopo le stragi del 1992. Tre donne, tre storie, tre immagini-simbolo. Sono loro le protagoniste del dibattito nella seconda giornata di lavori del congresso regionale Cisl. Che si è aperto con il saluto da remoto di Dhebora Mirabelli, prima presidente donna di Confapi Sicilia. Le tre donne, intervenute con tre video registrati e di vittime inviati al congresso, hanno portato analisi, denunce, testimonianze di vita vissuta. Ecco i passaggi-chiave dei loro interventi.
Giuffré si è soffermata sul lavoro dell’osservatorio di cui è portavoce, che mira, ha detto, “a coinvolgere le istituzioni per trovare risposte ai comportamenti discriminatori”. Ma anche “a dare sicurezze ai lavoratori”. Ha snocciolato un po’ di cifre. In tempo di Covid, ha detto, le violenze sul lavoro sono aumentate del 79 per cento. Non riguardano soltanto donne, anche uomini. In tutto 6Libera ha censito 1,4 milioni di casi. In Italia, però, “oltre l’80 per cento delle donne vittima non denuncia e un terzo preferisce anche perdere il posto di lavoro”. Inoltre, solo il 30 per cento delle aziende ha “strumenti per dare risposte” al fenomeno. Ziuzuk ha ringraziato per il sostegno alla lotta per la libertà del popolo bielorusso, dato dalla Cisl e dall’Iscos Cisl. E ha parlato dei brogli elettorali in forza dei quali il dittatore Lukashenko è al potere, tra brutali violenze, torture e violazioni indicibili dei diritti umani, ai danni dell’opposizione. “Lukashenko – ha detto – è un dittatore disposto a fare di tutto per restare al potere”. E le forze dell’ordine, in Bielorussia, “possono fare qualunque cosa”. Si rischia la galera, fino a 4,5 anni di prigione, solo per proteste simboliche come indossare il braccialetto con i colori bianco e rosso, che sono quelli della bandiera del paese. Sono ben 37 mila gli arresti eseguiti finora e quattromila i casi di tortura. Falcone ha ricordato i progetti lanciati assieme alla Cisl per parlare ai giovani di cultura e bellezza. “Cosa c’entrano la cultura e la bellezza con la lotta alla mafia?”, ha domandato. La risposta, ha detto, sta nel fatto che “la mafia è bruttezza”. Contrapporsi alla criminalità mafiosa non può che significare valorizzare la cultura e la bellezza. Tra i giovani soprattutto. Falcone ha anche richiamato i progetti messi in cantiere da Cisl e fondazione sul tema del rapporto tra legalità e lavoro. “La mafia – ha affermato – non dà lavoro, dà solo morte”.
Umberto Ginestra
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