L’epicentro della protesta è Catania, ma le «scosse» si manifestano da Ragusa a Palermo a Messina. Gli autotrasportatori siciliani che aderiscono all’Aias, ma anche molti autonomi, non vogliono più aspettare e davanti alle mancate risposte e ai rinvii del governa nazionale sulla questione «caro carburante» hanno deciso di scendere in piazza. O meglio: di fermarsi lungo le grandi vie di comunicazioni. Non un blocco del traffico, ma un presidio formato da centinaia e centinaia di mezzi, dai più piccoli, dei così detti «padroncini», fino ai TIR che fanno regolarmente rotta verso il Nord Italia e a volte anche oltre. Dalla mezzanotte sono stati individuati dei punti dove si sono concentrati coloro che stanno aderendo alla protesta lanciata da Giuseppe Richichi, presidente dell’Associazione italiana autotrasportatori siciliani. Catania rappresenta, da sempre, lo zoccolo duro dell’AIAS che ha deciso di concentrare i propri iscritti al casello di San Gregorio dell’Autostrada Messina-Catania; al porto, altro punto nevralgico per il traffico merci, e infine alla Zona industriale, nella grande rotatoria, vicino all’IKEA, punto nevralgico per raggiungere i vari blocchi produttivi a sud della città. Sul Giornale di Sicilia oggi in edicola un servizio di Daniele Lo Porto