Non si ferma la crescita dei contagi da SarsCov2 in Sicilia, e se il virus continua a viaggiare intorno alle 600 infezioni al giorno, sul territorio restano ampie sacche di popolazione restie al vaccino mentre all’orizzonte c’è sempre lo spettro del cambio di colore, tanto che il tessuto imprenditoriale dell’Isola, dagli industriali agli esercenti, chiede a Roma un cambio di passo, un intervento deciso e immediato per scongiurare nuove, eventuali restrizioni.
Confindustria
Per il presidente regionale di Confindustria, Alessandro Albanese, la strada maestra è «l’obbligo vaccinale, da estendere a tutti coloro che possono ricevere il siero anti-Covid», perché la Sicilia «è indietro con le somministrazioni e bisogna recuperare», scongiurando così «il rischio di altre chiusure o di limitazioni della libertà individuale e commerciale». Albanese apre anche al modello austriaco, «al lockdown per le persone non vaccinate, da applicare immediatamente, garantendo l’accesso al lavoro con il tampone, ma non nei luoghi dove si svolge vita sociale».
Assoturismo
Sulla stessa lunghezza d’onda, o quasi, il presidente regionale di Confesercenti e nazionale di Assoturismo, Vittorio Messina, che al governo Draghi chiede «di fare una scelta coraggiosa, di rendere obbligatorio il vaccino, perché solo così possiamo scansare la quarta ondata del virus ed evitare l’ennesimo blocco delle attività imprenditoriali, che per il tessuto economico siciliano (e non solo per il nostro) sarebbe letale. L’obbligo d’immunizzazione è la giusta scelta strategica per limitare un ulteriore boom di infezioni, che già da solo, al netto di possibili, future restrizioni, da qui a Capodanno potrebbe danneggiare la filiera del turismo scoraggiando i viaggiatori. Soprattutto gli italiani, che in questa fase dell’epidemia rappresentano ancora la maggior parte dei visitatori dell’Isola, e che di solito prenotano poco prima della partenza». Il modello austriaco, invece, non convince Messina, perché il «super green pass» nei luoghi di svago e di cultura, da rilasciare ai soli vaccinati, «taglierebbe le gambe a tutti quei comparti che stanno cominciando a rivedere la luce in fondo al tunnel, a partire dalla ristorazione, e non incrementerebbe più di tanto le somministrazioni del siero. Meglio la soluzione più radicale: l’obbligo del vaccino».
I comuni a rischio
Intanto, a proposito di restrizioni, dall’ultimo monitoraggio Covid del Dasoe emergono almeno tre comuni a rischio arancione o giallo, sia per l’alta incidenza di contagi, superiore ai 250 casi ogni 100 mila abitanti, sia per la percentuale di vaccinati sulla popolazione, vicina al limite minimo del 70% che può far scattare il cambio di colore. Non a caso, si tratta di tre paesi del Messinese, la provincia più no-vax della Sicilia e tra le meno immunizzate d’Italia: Floresta, Spadafora e Gualtieri, Sicaminò, tutti intorno al 72% di vaccinati. Meno a rischio, grazie al maggior tasso di dosi somministrate, gli altri 20 comuni siciliani attualmente in bianco che presentano valori superiori ai 250 casi ogni 100 mila persone, ossia: Acquaviva Platani, Motta Camastra, Vicari, Villalba, Torrenova, Aci Bonaccorsi, Frazzanò, Camastra, Alcara Li Fusi, Naro, Roccamena, Scordia, Mistretta, Sortino, Torregrotta, Viagrande, Sambuca di Sicilia, Reitano, Cerami e Campobello di Mazara.