Niente smart working da Ibiza o da Parigi e Londra: per i dipendenti pubblici non sarà prevista la possibilità di fare lavoro in modalità remota dall'estero. Ovviamente a meno che la loro sede operativa sia fuori dai confini italiani.
E poi servirà un accordo scritto tra amministrazione pubblica e dipendente nel quale saranno specificate la modalità di svolgimento del lavoro fuori dall'ufficio, la durata dell'accordo, l'indicazione delle giornate da svolgere nella sede abituale e quelle da svolgere a distanza insieme alle fasce di occupazione, i riposi e le modalità di recesso. E' quanto prevede la nuova proposta dell'Aran sul lavoro agile nelle Funzioni centrali (ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici) che dovrebbe fare da apripista per lo smart working in tutta la pubblica amministrazione.
Il prossimo incontro tra Aran e sindacati è previsto per il 22 settembre. La nuova bozza chiarisce che il lavoro a distanza dovrà essere svolto entro i confini nazionali a meno che la sede di lavoro sia all'estero. Il lavoro agile comunque potrà essere utilizzato solo "per processi e attività di lavoro, previamente individuati dalle amministrazioni, per i quali sussistano i necessari requisiti organizzativi e tecnologici per operare con tale modalità. E' finalizzato - si legge - a conseguire il miglioramento dei servizi pubblici e l'innovazione organizzativa garantendo, al contempo, l'equilibrio tra vita professionale e vita lavorativa".
Saranno previste specifiche attività formative per accompagnare il percorso di introduzione e consolidamento del lavoro agile. L'accordo dovrà essere individuale e il lavoratore concorderà con l'amministrazione i luoghi dove è possibile svolgere l'attività.
In ogni caso il dipendente dovrà garantire la sussistenza delle condizioni minime di tutela della salute e sicurezza e la piena operatività della dotazione informatica ma dovrà anche adottare tutte le misure necessarie e idonee a garantire la più assoluta riservatezza sui dati e sulle informazioni in possesso dell'Ente che vengono trattate dal lavoratore. Lo svolgimento della prestazione lavorativa in modalità agile non modifica la natura del rapporto di lavoro.
Il dipendente conserva gli stessi diritti e gli stessi obblighi. Sono esclusi dallo smart working i lavori in turno e quelli che richiedono l'utilizzo costante di strumentazioni non remotizzabili. L'amministrazione avrà cura di facilitare l'accesso al lavoro agile ai lavoratori che si trovano in condizioni di particolare necessità, non coperti da altre misure. come ad esempio i genitori di bambini di età inferiore a 3 anni, i disabili e coloro che assistono disabili.
L'accordo dovrà contenere anche le modalità di esercizio del potere direttivo e di controllo del datore di lavoro sulla prestazione resa dal lavoratore all'esterno dei locali dell'amministrazione nel rispetto dello Statuto dei lavoratori sugli impianti audiovisivi. E' confermata l'intenzione di dividere il tempo in tre fasce: operatività, contattabilità e inoperabilità. In quest'ultima il dipendente avrà diritto alla disconnessione completa. Il dipendente in smart può essere richiamato in sede per sopravvenute esigenze di servizio ma la comunicazione deve arrivare almeno un giorno prima la ripresa del servizio.
I sindacati hanno sottolineato che "l'emergenza non è conclusa" e hanno chiesto che " la transizione verso la piena operatività in presenza avvenga nel rispetto delle norme emanate durante l'evoluzione dello stato di emergenza sanitaria da Covid-19 e dei protocolli stipulati con le organizzazioni sindacali" Le realtà organizzative che immaginiamo - hanno affermato - "richiedono di configurare il lavoro da remoto nelle sue diverse declinazioni (telelavoro, lavoro agile senza vincoli di luogo e di orario di lavoro, lavoro agile con vincoli di orario), che siano utili e vantaggiose per Amministrazioni e lavoratori, in un'ottica di conciliazione fra tempi di vita e tempi di lavoro.".
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