Garantire un sistema flessibile anche dopo la fine di Quota 100, partendo dai lavori gravosi e dalle donne, come chiede il Pd. Prorogare la misura così com'è almeno per un anno, come rilancia ogni giorno a gran voce la Lega, o in alternativa creare un fondo per mantenere una via di uscita anticipata per la pensione.
Partiti distanti
A un mese dal varo della legge di Bilancio, sede naturale per gli interventi che negli anni si sono succeduti sulla previdenza, i partiti che sostengono Mario Draghi si presentano assai distanti mentre il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, lancia la palla al suo collega dell’Economia, Daniele Franco, che dovrà indicare se e quante risorse saranno disponibili.
Il problema dei fondi
I fondi, di questo sono consapevoli gli alleati, saranno pochi, anche perché l’elenco degli interventi è già abbastanza pesante - dalla riforma degli ammortizzatori a quella del fisco - anche senza considerare il capitolo previdenza. Ancora però le voci non sono state messe in fila e pesate, né si è affrontato al tavolo politico il menù della prossima manovra che, il messaggio da Franco è arrivato abbastanza chiaro, non sarà una corsa a spendere in virtù del fatto che la crescita va meglio del previsto e che le spese per l’emergenza Covid, alla fine, sono state più basse di quanto preventivato.
Deficit e debito
Se il Pil infatti sarà probabilmente fissato con la Nadef molto vicino al 6% (possibile appena sotto, al 5,9%, e il deficit potrebbe addirittura scendere sotto il 10% all’11,8%), non ci saranno grandi tesoretti da sfruttare perché, ha chiarito il ministro, anche gli obiettivi «dei prossimi anni» devono rimanere «di riduzione di deficit e debito». Ecco che le pensioni finiscono di fatto in fondo alla lista delle cose da fare, nonostante il pressing di Matteo Salvini per non lasciare morire una delle misure bandiera della Lega.
Il numero delle domande
Fino a luglio, secondo gli ultimi dati dell’Inps, che i partiti tirano ciascuno dalla propria parte, le domande per accedere a Quota 100 accolte sono state circa 334 mila (che in proiezione alla fine dell’anno potrebbero arrivare a circa 400 mila, considerando che chi ha i requisiti e ha fatto domanda potrà continuare a uscire in anticipo anche scavallando il 2021). Dal primo gennaio, però, l’età per l’uscita tornerebbe a 67 anni per tutti ma nessuno vuole fare materializzare il famigerato «scalone» di 5 anni.
La linea del Pd
Per i dem però, come spiega il responsabile economico Antonio Misiani, se bisogna «evitare di tornare puramente e semplicemente alla Fornero» va anche studiato un sistema «più flessibile ma più equo», e sostenibile per le casse pubbliche, che tenga conto dei lavori «gravosi e usuranti, delle donne con carichi familiari». Come fa ad esempio l’Ape social che potrebbe essere rafforzato proprio ampliando la platea di chi può accedere.
La graduatoria del lavori gravosi
La commissione ad hoc istituita da Orlando, e presieduta dall’ex ministro Cesare Damiano, sta completando i suoi lavori (che incrociano elaborazioni di Inail, Istat e Inps) e sarà pronta - entro la fine di settembre - a proporre la nuova «graduatoria» dei lavori gravosi. Per la Lega però sarebbe un intervento troppo limitato e che non risponderebbe all’esigenza, diventata ancora più stringente nel post-Covid, di «accompagnare e favorire la ristrutturazione delle aziende» e la transizione digitale. Per questo, spiega l’ex sottosegretario al Mef Claudio Durigon, si potrebbe pensare a «un fondo ad hoc» per consentire l’uscita anticipata - da valutare con quali requisiti - che andrebbe collegato ad altri meccanismi, come i contratti di espansione, e alla riforma degli ammortizzatori.