Si preannuncia un autunno caldo per governo e Parlamento. I dossier economici che governo e Parlamento si troveranno a dover affrontare dopo la pausa estiva sono molti e complessi. E potrebbero diventare un terreno di acceso confronto politico, in concomitanza con la campagna elettorale per le comunali. Riforma fiscale, liberalizzazioni, delocalizzazioni, ammortizzatori sociali, ma anche revisione del reddito di cittadinanza e sostituzione di Quota 100 sono i nodi da risolvere. Settembre, tra l'altro sarà il mese in cui il governo dovrà completare la prima tranche di riforme annunciate nel Pnrr: la legge delega sul fisco e il ddl concorrenza, attesi a luglio ma rimandati per concentrarsi allora sulla riforma giustizia.
Fisco, cosa può cambiare
Il primo intervento, su cui convergono tutte le forze politiche, è la cancellazione dell'Irap. Il governo ha già espresso parere favorevole, ma non ha invece mostrato di condividere altre misure bandiera come la proposta del Pd di una dote per i diciottenni a carico dei più ricchi e la flat tax della Lega. Piuttosto, in questo caso, l'idea potrebbe essere quella di un'uscita più graduale dal regime agevolato per gli autonomi con ricavi fino a 65.000 euro. E' condiviso praticamente da tutti l'obiettivo di smussare il terzo scaglione Irpef, ma l'intervento richiederebbe risorse che al momento scarseggiano. Probabile dunque che il tema venga rimandato ai decreti delegati o alle manovre dei prossimi anni. Sul tavolo c'è peraltro anche la riforma della riscossione, su cui il Mef ha già inviato una dettagliata relazione al Parlamento.
Ammortizzatore sociali, i progetti
Le idee ci sono ma, come nel caso del fisco, il problema sono le risorse. L'emergenza Covid ha messo in evidenza la necessità di proteggere tutti i lavoratori allo stesso modo, diffondendo l'idea di un'ammortizzare universale, anche per precari e autonomi. La necessità di copertura varia in base a come vengono rimodulate le addizionali a carico delle aziende (per settore e dimensione delle attività) ma il costo del pacchetto studiato da Andrea Orlando ondeggia tra i 6 e gli 8 miliardi. Al momento sul tavolo c'è solo una prima dote di 1,5 miliardi derivante dalla sospensione del cashback.
Reddito di cittadinanza e pensioni, novità in vista
Reddito di cittadinanza e pensioni si preannuncia come il terreno di scontro più duro tra M5s e Lega. E le prime schermaglie già si sono viste. Al tempo del governo giallo-verde, il sostegno al reddito e Quota 100 sono state infatti le misure su cui si è retta l'alleanza del Conte 1. La Lega però oggi scalpita di fronte a quello che viene giudicato un sussidio dannoso per il mercato del lavoro. Matteo Salvini ha annunciato che metterà la sua firma sul ddl per l'abolizione e di voler utilizzare le risorse per prolungare Quota 100. Giuseppe Conte ha chiaramente difeso quella che ha definito "una misura di civiltà": Ma a detta di tutte le forze politiche, anche del M5s, il reddito di cittadinanza necessita effettivamente quanto meno di un tagliando che favorisca le politiche attive, tema sul quale è in programma un tavolo con le parti sociali e il ministro Orlando già questa settimana, il 2 settembre. Il pensionamento anticipato non sarà invece rinnovato, lasciando spazio alla pensione di vecchiaia a 67 anni. Una via poco percorribile per i sindacati, che propongono invece flessibilità in uscita a partire dai 62 anni di età o con 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica.
Disegno di legge sulla concorrenza
Energia, porti, rifiuti e sanità saranno i capitoli principali del disegno di legge, che era atteso a fine luglio, in cui dovrebbero essere inserite gare per le concessioni delle aree demaniali portuali, misure sulle concessioni per la distribuzione del gas naturale ma anche un intervento per la liberalizzazione della vendita di energia elettrica, con in più una spinta alla costruzione di colonnine di ricarica. Dovrebbero subire un'accelerazione le procedure per le autorizzazioni per gli impianti di smaltimento dei rifiuti che avranno tempi certi, probabilmente non superiori ai 15 giorni. Attenzione anche alla distribuzione dei farmaci, alla disciplina dei medicinali bio-similari e alla rimborsabilità degli equivalenti. Diatribe politiche già si annunciano in particolare su due fronti: la messa a gara dei servizi pubblici locali e la liberalizzazione delle infrastrutture idroelettriche, le dighe oggi affidate alla Regioni, su cui la Lega ha già storto il naso in passato.
Stop alla fuga delle imprese
La bozza del Ddl per frenare la fuga delle imprese che dopo aver preso incentivi in Italia chiudono le fabbriche per portare la produzione altrove era attesa per il primo consiglio dei ministri dopo la pausa agostana. Ma la prima bozza circolata, con le norme sanzionatorie, sembra oramai su un binario morto e - mentre il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha criticato aspramente le norme - il confronto tra le varie anime della maggioranza non ha ancora raggiunto un punto d'intesa.