L’Istat ha rivisto al rialzo la stima per l’inflazione a luglio. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,5 per cento su base mensile e dell’1,9% su base annua (dal +1,3% del mese precedente). La stima preliminare era +1,8%.
«La forte accelerazione dell’inflazione a luglio - commenta l’istituto di statistica - è di nuovo dovuta ai prezzi dei beni energetici, in particolare di quelli regolamentati, che registrano così la crescita più alta dal 1996, ossia da quando è disponibile la serie storica degli indici dei prezzi al consumo di questo aggregato (il valore più alto fu pari +16,2% a dicembre 2008). Seppur in misura contenuta, una maggiore vivacità dell’inflazione si manifesta però anche in altri comparti merceologici, determinando così una ripresa dell’inflazione di fondo che rimane comunque meno di un terzo di quella generale».
I beni energetici passano da +14,1% di giugno a +18,6%, in particolare quelli della componente regolamentata registrano nel mese scorso un’impennata della crescita (da +16,9% a +34,2%), mentre i prezzi della componente non regolamentata rallentano (da +12,8% a +11,2%). Contribuiscono all’accelerazione dell’inflazione, ma in misura minore, i prezzi degli alimentari lavorati (che invertono la tendenza da -0,4% a +0,2%), quelli degli alimentari non lavorati (che riducono la flessione da -1,1% a -0,2%), i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (la cui crescita passa da +1,0% a +1,3%) e la minore flessione di quelli dei servizi relativi ai trasporti (da -1,4% a -0,2%).
L’«inflazione di fondo», al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici accelerano rispettivamente a +0,6% e a +0,4% (entrambe da +0,3% di giugno).
L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto principalmente alla crescita dei prezzi dei beni energetici regolamentati (+11,3%), cui si aggiunge quella dei servizi relativi ai trasporti (+1,1%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8%); in calo i prezzi degli alimentari non lavorati (-1,6%). L’inflazione acquisita per il 2021 è pari a +1,6% per l’indice generale e a +0,8% per la componente di fondo.
I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano una variazione tendenziale nulla (da -0,7%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano (da +1,6% a +2,0%).
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) registra una diminuzione dell’1,0% su base mensile, a causa dei saldi estivi di cui il Nic non tiene conto, e un aumento dell’1,0% su base annua (da +1,3% di giugno); la stima preliminare era +0,9%. Il rallentamento dell’Ipca (diversamente dal Nic che accelera) si deve ai prezzi di Abbigliamento e calzature che su base annua registrano un’inversione di tendenza da +0,6% a -12,1% a causa del calo congiunturale (-18,2%) molto più ampio di quello di luglio 2020 (-6,4%), quando l’avvio dei saldi fu posticipato al primo agosto nella maggior parte delle regioni.
L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,4% su base mensile e dell’1,9% su base annua.
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