Cresce il fenomeno dei 'Neet' (i giovani al di sotto dei 35 anni non impiegati, né impegnati in percorsi di studio) nel Sud della Penisola: nella media del 2020, infatti, gli inattivi "sono saliti al 36,1% nel Mezzogiorno dal 35,8% nel 2019, ed al 18,6% nel Centro-Nord rispetto al 16,6% nel 2019".
E, in generale, la condizione lavorativa meridionale è preoccupante, visto che "tra il 2008 ed il 2020 è risultata in discesa l’occupazione in tutte le regioni del Mezzogiorno, con picchi elevati in Calabria (-10,4%) e Sicilia (-8,9%) e relativamente bassi intorno al 3% in Campania e Basilicata". A metterlo nero su bianco è la Svimez, in un Report confezionato per l’Ente bilaterale Enbic.
Dinamiche positive, si legge, "caratterizzano Toscana (+1,4%), Emilia Romagna (+2,1%), Lombardia (+3,1%) e, soprattutto, Trentino Alto Adige (+6,8%) e Lazio (+7,2%)". Tuttavia, viene messo in luce nel documento, "con salari stagnanti e ore di lavoro che scendono, non sorprende che il numero di persone che, pur lavorando, sono comunque povere, potendo contare su un reddito inferiore al 60% di quello medio, sia nettamente aumentato: i poveri tra gli occupati in Italia erano l’8,9% nel 2004, sono saliti al 12,2% nel 2017 e 2018 e al 13% nel 2020".
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