Lunedì 23 Dicembre 2024

Banche: in 5 anni -22,4% di sportelli bancari, in Sicilia -25,8%

Dal 2015 al 2020 in Italia si è registrata una contrazione degli sportelli del 22,4%; i dipendenti hanno subito un calo del 9,1%. Nello stesso periodo in Sicilia gli sportelli sono diminuiti del 25,8% (da 1.583 alla fine del 2015 a 1.174 al 31 dicembre 2020) e i dipendenti del 21,3% (da 12.122 nel 2015 a 9.534 a fine 2020). La contrazione degli sportelli bancari è un fenomeno che, dal 2011 al 2019, ha colpito tutti i ventisette Paese dell’Unione europea, con una riduzione complessiva del 26,8%, seppure in modo differente (fig.1): in Spagna -40,1%; in Germania -29,3%; in Italia -27,4% e in Francia -6,8%. Nello stesso periodo, in Europa i dipendenti bancari sono diminuiti del 15,48%; in Italia dell’11,42%. I motivi sono molteplici ma due i fattori che hanno impattato maggiormente: le aggregazioni bancarie e la digitalizzazione. “Agli sportelli bancari è sempre stato legato il destino dell’occupazione del settore. A questo evidente problema si aggiunge che la loro continua chiusura porta alla desertificazione bancaria di interi territori, con ricadute estremamente pesanti in termini sociali ed economici per la mancanza di intermediatori del credito, legali, affidabili e regolati. Il Sud Italia, ad esempio, pur avendo meno sportelli, ha registrato una contrazione quasi pari al Centro e al Nord, che ne hanno molti di più”, considera Fulvio Furlan, segretario generale Uilca. “In Italia si spenderanno 248 miliardi nei prossimi anni grazie al Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per modernizzare il Paese, migliorare le infrastrutture, anche digitali, e attuare la transizione energetica. Il sistema bancario deve affrontare questa sfida con lungimiranza, senza logiche speculative prive di prospettiva, legate alla riduzione dei costi per la chiusura di sedi e sportelli o a fusioni pensate solo con riferimento alle agevolazioni fiscali e al ritorno per gli azionisti”, conclude Furlan. In venti anni si è assistito a un incremento della percentuale di asset complessivi detenuti dai primi cinque gruppi bancari rispetto agli asset totali di ciascun Paese (fig.1.1) riducendo, di fatto, la concorrenza nel settore bancario. In Italia nel 2000 le prime cinque banche detenevano il 22,7% degli asset; nel 2019 il 47,9% di tutti gli asset bancari. “È anche per questo che come Uilca sosteniamo la necessità di valutare ogni singolo progetto di fusione bancaria”, commenta Roberto Telatin, responsabile del Centro Studi Uilca Orietta Guerra. Se da una parte una fusione può rafforzare il capitale delle banche, dall’altra deve integrarsi nel Capital Market Union, il progetto voluto dalle istituzioni europee, dove il ruolo del risparmio, le tutele dalla concorrenza, la nascita di soggetti alternativi per erogare credito e finanziare imprese, soprattutto Pmi, sono finalizzati a facilitare il finanziamento a imprese e persone”. L’altro driver che ha contribuito alla riduzione degli sportelli e alla rimodulazione della rete commerciale, con lo sviluppo di canali digitali quali banche online, app e siti internet dedicati, è stato la digitalizzazione che nell’ultimo anno ha accentuato, a causa del Covid19, il ricorso allo smart working, evidenziando la possibilità di ridurre di molto la presenza dei lavoratori nelle sedi, soprattutto nelle strutture centrali, con un conseguente taglio dei costi per le aziende. Il settore bancario è in grande evoluzione e la clientela, anche in Italia, dimostra di apprezzare le innovazioni tecnologiche: dai dati si evince come la percentuale di persone che utilizzano l’internet banking sia incrementata, dal 2011 al 2019, di 16 punti percentuali. Oggi in Italia il 36% degli individui usa il canale digitale per accedere ai servizi bancari; il 31% utilizza il web per fare acquisti. Nell’ultimo decennio in tutta Europa si è registrata una crescita nell’utilizzo delle piattaforme digitali per accedere ai servizi bancari e al commercio elettronico. Analizzando il fenomeno rispetto alle zone geografiche, si nota che dal 2011 al 2019 in Europa sono aumentati e in Italia raddoppiati gli utilizzatori di e-banking e di e-commerce, indipendentemente dal vivere in centro città, in periferia o in zone rurali: i clienti, se hanno la possibilità di connettersi alla rete, riescono a utilizzare le innovazioni tecnologiche, seppure con qualche criticità. Considerando le specificità di questa fase storica e le peculiarità dell’Italia, che è uno dei Paesi al mondo con l’età media più elevata e dove la ricchezza è detenuta soprattutto da persone anziane, è necessario modulare l’accesso ai servizi bancari in base alla tipologia di clientela presente nei vari territori. Per questo gli sportelli bancari oggi hanno una funzione che va potenziata con la personalizzazione dei servizi e l’introduzione di nuove attività. “Il sistema bancario e le banche devono strutturarsi per sostenere lo sviluppo del Paese, al servizio di territori, famiglie e imprese e fornire servizi sempre più diversificati e professionali ampliando le attività che svolge, facendo formazione continua e nuova occupazione”, dichiara Furlan. La tecnologia applicata ai servizi bancari, al momento, è utile soprattutto per vendere prodotti di massa a basso valore aggiunto e bassa marginalità, quindi “per aumentare i ricavi bisogna proporre nuovi servizi”, osserva Roberto Telatin, “perché le fusioni non si potranno fare all’infinito e gli sportelli da chiudere non sono illimitati, per cui bisogna pensare di aumentare i ricavi per fare utili”.

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