Pessime notizie per chi va in pensione da questo mese: dal 2021, infatti, ci sarà una lieve riduzione dell'assegno a causa della nuova revisione dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo prevista dalla riforma Dini. Si perderanno fino a 170 euro all'anno per le pensioni più alte.
Secondo un calcolo della Uil, chi andrà in pensione a partire da gennaio con almeno 67 anni di età e una pensione lorda di 2.000 euro al mese circa avrà una riduzione dell'assegno di circa 10 euro al mese rispetto a chi è andato in pensione nel 2020 con la stessa età e lo stesso montante contributivo.
La Uil calcola che con una pensione di 1.500 euro lordi al mese a 67 anni ci sia una perdita annuale di 101 euro con il passaggio da 19.614 euro annui nel 2020 a 19.513 nel 2021. La perdita è naturalmente strutturale. Con una pensione di circa 2.000 lordi al mese la differenza tra chi va in pensione a 67 anni nel 2020 e nel 2021 è di 136 euro mentre con una pensione di 2.500 euro lordi al mese la differenza annua sempre a 67 anni per l'uscita è di 170 euro. Con un'uscita dal lavoro verso la pensione a un'età più bassa, ad esempio a 62 anni, si perdono quest'anno rispetto all'anno scorso circa 70 euro lordi l'anno per chi ha 1.500 euro al mese di pensione, 94 per chi ha 2.000 euro lordi e 117 per chi ha 2.500 euro lordi circa.
Il calcolo è fatto sull'ipotesi che si vada a riposo con un sistema di calcolo interamente contributivo come nel caso di opzione donna. Per chi va in pensione con il sistema misto (ovvero coloro che avevano meno di 18 anni di contributi alla fine del 1995) il taglio sarà più ridotto perché ci sarà una parte della pensione calcolata con il sistema retributivo.
Questa scattata nel 2021 è la quinta revisione dall'entrata in vigore della riforma Dini e del sistema contributivo (la prima si è avuta nel 2010, poi nel 2013, nel 2016 e nel 2019) e resterà in vigore fino alla fine del 2022.
La revisione e la conseguente riduzione dei coefficienti è legata agli incrementi della speranza di vita. Quest'anno è stata minore rispetto a quelle passate: in pratica chi va in pensione a 67 anni moltiplicherà il suo montante contributivo per 0,05575 nel 2021 invece che per lo 0,05604 del 2020 per ottenere l'assegno annuo. Chi esce a 65 anni lo moltiplicherà per 0,05220 invece che 0,05245 (era a 0,06136% fino al 2009). Nella logica del sistema contributivo aumentando l'aspettativa di vita aumenta, a parità di età di uscita dal lavoro, il tempo nel quale si percepisce la pensione e quindi si riduce l'importo mensile.
"L'attuale meccanismo - afferma il segretario confederale della Uil Domenico Proietti - è penalizzante per i lavoratori e disincentiva la permanenza al lavoro, in netta contrapposizione con il principio alla base del sistema contributivo. Rimandando, infatti, l'accesso alla pensione si incorre nel pericolo di vedere il proprio montante contributivo calcolato con coefficienti più sfavorevoli".
"La revisione automatica dei coefficienti per il calcolo delle pensioni con il sistema contributivo - afferma il segretario confederale della Cisl Ignazio Ganga - dovrebbe essere rivista e diventare oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali, come prevedeva all'origine la legge Dini del 1995".
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