Parchi divertimento ai blocchi di partenza per la riapertura: nel corso delle ultime settimane l’Associazione Parchi Permanenti Italiani ha presentato al MIBACT e al Comitato tecnico scientifico una serie di protocolli operativi volti a garantire la massima sicurezza di ospiti e dipendenti, elaborati sulla base delle linee guida internazionali emanate da IAAPA, organizzazione che rappresenta il comparto a livello mondiale, e differenziati per tipologia di parco (faunistico, acquatico, tematico, avventura). «Siamo pronti ad aprire per la gioia dei bambini, dei ragazzi e delle loro famiglie - dichiara all’Agi, Giuseppe Ira, presidente dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani e del parco a tema Leolandia (BG) - ma ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere, segno che le istituzioni non prendono in considerazione la specificità del nostro settore. Si trascura la funzione sociale dei parchi, che portano buonumore, magia e allegria nella vita dei bambini e dei ragazzi, fasce altamente penalizzate nel corso degli ultimi mesi, che oggi hanno il diritto di divertirsi in totale sicurezza. Aggiungo che nella maggior parte dei casi operiamo all’aperto e che ci rivolgiamo ad un target, quello dei giovani e delle famiglie, meno a rischio rispetto ad altre categorie di popolazione. A dimostrazione della sicurezza del nostro comparto, in altri Paesi Europei come Francia, Spagna e Germania, i parchi hanno già ottenuto il via libera definitivo». «In tutti i protocolli prevediamo di contingentare il numero di ingressi in funzione degli spazi disponibili per evitare ogni forma di assembramento. Abbiamo introdotto norme molto precise per la gestione dei flussi dei visitatori e delle linee di coda. Nei parchi a tema ci saranno misure specifiche per l’accesso alle attrazioni e agli spettacoli, sebbene per noi non abbia senso parlare di distanza tra i singoli ospiti del parco, quanto di distanza tra nuclei famigliari. - prosegue Ira - Parchi avventura e faunistici condividono poi molte delle regole previste e già approvate per i musei, mentre non è del tutto chiara la posizione dei parchi acquatici perchè, pur essendo assimilabili alle piscine per garanzie di sicurezza, nei decreti emessi fino ad oggi si fa riferimento solo all’aspetto natatorio di questi impianti, trascurando la funzione ludico/ricreativa. Negozi, hotel e altre attività interne ai parchi, come i punti ristoro, seguiranno infine pedissequamente le norme già previste per i rispettivi settori». In assenza di informazioni certe ed ufficiali da parte del governo, i parchi rischiano di procrastinare ulteriormente l’inizio della stagione, ipotizzato al momento per la maggior parte degli operatori tra il 13 e il 20 giugno, mettendo seriamente in discussione l’apertura di alcune realtà specifiche, a cominciare proprio dai parchi acquatici che hanno bisogno di complessi lavori di manutenzione e subiscono lo svantaggio di una stagione di durata limitata. La spinta dei parchi verso la riapertura dipende anche dalla forte crisi di liquidità che coinvolge la maggior parte delle aziende del settore, dopo gli investimenti sostenuti nel corso dell’inverno per aggiornare l’offerta con nuove attrazioni e aree tematiche, a cui ha immediatamente fatto seguito il lockdown, impedendo di fatto il rientro degli investimenti. «Per noi non è prevista nessuna forma di finanziamento di quelle riservate al turismo e allo spettacolo - prosegue Ira - inoltre la perdurante assenza di tutela civile e penale per le banche che erogano prestiti superiori a 25.000 euro rallenta il processo di valutazione del merito di credito, specie nei confronti di aziende capital intensive come le nostre». Il comparto raggruppa oltre 230 realtà in Italia tra parchi a tema (come Leolandia e Mirabilandia), parchi faunistici (come l’Acquario di Genova e Zoom Torino), parchi acquatici (come Aquafan Riccione e Caribe Bay) e parchi avventura per un totale di 25.000 posti di lavoro (10.000 fissi e 15.000 stagionali) e ricavi per 450 milioni di euro nel 2019, cifre che salgono rispettivamente a 60.000 occupati e 2 miliardi di euro di ricavi considerando l’indotto composto da hotel, ristorazione, merchandising, manutenzione e simili. Nel 2019 i parchi della Penisola hanno totalizzato oltre 20 milioni di visitatori provenienti dall’Italia, a cui si sommano 1,5 milioni di stranieri, per un totale di 1,1 milioni di pernottamenti in hotel, segno che il comparto sta assumendo un ruolo sempre più rilevante nella composizione dell’offerta turistica del nostro Paese. AGI