È davvero paradossale che, alla luce di comportamenti civicamente ineccepibili dei tantissimi artigiani siciliani, motore e volano dell’economia dell’Isola, si imponga loro di mantenere ferme le proprie attività con il serio rischio di vedere vanificati anni di sacrifici e di lavoro. Non è possibile pensare che parruccherie, barberie e centri estetici possano ancora tenere abbassate le saracinesche, con il serio rischio di fallimento per le loro imprese”.
È quanto scrive il presidente di Unicoop Sicilia, Felice Coppolino, in una lettera, inviata al presidente della Regione, Nello Musumeci e al Prefetto di Palermo, Antonella De Miro, nella quale chiede l’apertura in Sicilia delle attività, quali parrucchieri, barbieri e centri estetici, il 4 maggio prossimo.
“Musumeci deve con proprio atto - scrive Coppolino - così come fatto in altri analoghi casi, avviare senza indugi l’apertura per il 4 maggio prossimo di tutte le attività di cura e benessere della persona, quindi parrucchieri, barbieri e centri estetici, salvando così dalla povertà migliaia di lavoratori”.
“Questi artigiani ed imprenditori, di cui molti riuniti in cooperative, fidando nell’attesa di una rapida riapertura delle proprie attività e consapevoli della messa in sicurezza dei propri locali, si sono già rivolti a professionisti del settore per definire procedure e modalità di accoglienza dei clienti in piena sicurezza. E hanno dato, anche, la loro disponibilità per un confronto costruttivo con le istituzioni, al fine di verificare l’efficacia delle procedure adottate per il contenimento del contagio da Covid19”.
“Tutto questo - continua nella lettera il Presidente di Unicoop Sicilia - ai nostri imprenditori è costato un prezzo altissimo in termini economici e psicologici, poiché oramai hanno chiuso le loro attività al pubblico da ben due mesi. Questi cittadini imprenditori e servitori dello Stato non hanno più un centesimo e vanno incontro a fallimento certo, se non si darà loro la possibilità di riaprire in tempi brevi e alla luce dell’avvio della fase2, e non si comprende perché i loro comparti di attività non abbiano avuto la dovuta attenzione sul loro attuale stato di difficoltà”.
“Inoltre, sembra davvero insensato che le ultime disposizione nazionali, che consentiranno dal 4 maggio l’avvio della fase 2, relativa alle misure per contenere il contagio da COVID 19, non vedano presenti le attività di cura e benessere della persona, in una regione come la Sicilia che ha registrato, invece, grazie all’impegno dei cittadini, un basso numero di contagi rapportati al numero degli abitanti dell’Isola”.
“Riaprire il 1 giugno - conclude Coppolino - come stabilisce il decreto Conte, non è soltanto da insensati, ma mette seriamente a rischio la tenuta sociale in Sicilia, così come nel resto del nostro Paese”.
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