Riaprono oggi, anche se non in tutte le regioni, librerie e negozi di abbigliamento per bambini. Ma il governo sta già valutando quali attività far ripartire entro la fine del mese. Fra queste la moda, il settore delle auto e anche la metallurgia.
Il lavoro della task force di esperti guidata da Vittorio Colao questa settimana entra nel vivo del lavoro per studiare modelli e soluzioni per la "fase 2" di convivenza col virus, a partire da una spinta all'uso di tecnologie e di app sul modello di quelle sperimentate in paesi come la Corea. Ma il tempo corre e ci sono settori, come la moda, che premono per riaprire e non rischiare di perdere segmenti di mercato. Si valutano così sblocchi mirati, che il premier Giuseppe Conte in assoluto non ha escluso. Ma nel governo i "rigoristi" - anche in risposta ad alcune 'liste', smentite categoricamente, che circolano tra gli amministratori locali e che indicano date 'certe' per le aperture' della Fase 2 e Fase 3 - frenano: si vedrà solo dopo aver aggiornato i protocolli di sicurezza.
Per le scuole, come ipotizzato dal presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, appare ogni giorno più probabile che se ne riparli a settembre. Per il calcio, se gli allenamenti potranno ripartire il 4 maggio, la Figc ipotizza di poter far giocare a porte chiuse la seria A il 31 maggio, ma frenano il comitato tecnico scientifico e alcuni presidenti come Urbano Cairo ("E' impossibile"). Inizia a emergere anche il "dossier estate", con il timore di spiagge chiuse e turismo ancora bloccato. Ma il sottosegretario Lorenza Bonaccorsi assicura che "andremo al mare", con misure per il distanziamento in spiaggia e a favore del "turismo di prossimità".
Ancor prima di andare in vacanza, però, bisognerà capire come tornare a lavorare. A partire dai rischi che potrebbero sorgere nell'ora di punta, se tutti torneranno a prendere insieme metro e autobus: ecco perché la ministra Paola De Micheli ipotizza un mix di smart working e di orari flessibili, a partire dagli uffici pubblici, per scaglionare gli ingressi al lavoro. E insieme l'uso di tecnologie che permettano di contare e quindi di limitare gli accessi ai bus, magari stabilendo come criterio che i passeggeri siano seduti e non occupino tutti i posti.
Gli esperti della task force, dopo un primo incontro sabato, torneranno a riunirsi in videoconferenza probabilmente alla presenza del premier, per iniziare a entrare nel merito, magari organizzandosi in gruppi di lavoro. Il compito è proporre modelli per la ripresa delle relazioni sociali, oltre che per il lavoro: "Non trascureremo i più fragili che oggi vivono ancora più disagio. E dopo la fase di ripartenza, dovremo offrire una visione nuova al Paese", dice Filomena Maggino, a capo della Cabina di Regia Benessere Italia e membro della task force. Tra i temi centrali ci sono modelli da applicare ai diversi tipi di lavoro ma soprattutto c'è l'idea di usare le tecnologie e i dati che arrivano dalle reti digitali, sia per monitorare i contagi che per organizzare le ripartenze per aree geografiche ed età.
L'orizzonte per dare le prime risposte è quello del 3 maggio, nuova data fissata da Conte per il lockdown. Prima di allora però potrebbero arrivare, con un aggiornamento della lista delle attività consentite da parte del ministro dello Sviluppo economico, nuove riaperture. Si valuta in particolare la parte del "made in Italy" che rischia di essere più danneggiata, come la moda. Ma anche automotive e metallurgia. Nei prossimi giorni sul tema si confronteranno governo, sindacati e imprese. Ma anche con le Regioni, che continuano a muoversi in ordine sparso. Promette di riaprirsi anche il confronto nella maggioranza tra chi, come Matteo Renzi, preme per una ripartenza sprint, e chi Roberto Speranza invita ancora alla prudenza.
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