Sul fronte salario minimo non è ancora detta l'ultima parola. La maggioranza infatti lunedì si confronterà nuovamente in vista della definizione dell'Agenda di governo 2023. Nel corso dell'ultimo incontro di giovedì scorso, il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, ha riproposto la soglia di nove euro lordi l'ora. Ma Pd, Iv non sarebbero d'accordo. E delle perplessità le avanzerebbe anche Leu.
Secondo i dem la soluzione giusta sarebbe un intervento 'leggero' che affidi a una commissione ad hoc la materia, magari sperimentando la misura su singoli settori, soprattutto quelli che oggi registrano stipendi medi più bassi come l'edilizia, i servizi di vigilanza e pulizia.
Italia Viva, dal canto suo, preferirebbe prendere tempo per aprire un confronto con le parti sociali, in quanto presenta dei dubbi anche su un'applicazione 'pilota' per attività specifiche. Iv inoltre fa sapere che chiederà di mettere sul tavolo il Reddito di cittadinanza. La senatrice Annamaria Parente sta già lavorando a delle proposte di revisione che auspica "possano diventare riflessione comune a tutte le forze di maggioranza con calma e alla luce di fatti e dati".
Si prospetta quindi un summit ricco di temi oltre a quello del salario minimo. Si discuterà infatti anche di ammortizzatori sociali, formazione e pensioni. In fatto di uscita flessibile dal lavoro Quota 101 è solo l'ultima ipotesi, citata dalla ministra pentastellata della P.a, Fabiana Dadone, che pure ha confermato la permanenza di Quota 100 almeno fino alla scadenza. Per quanto riguarda invece il Reddito di cittadinanza non sembra essere nell'elenco degli argomenti da affrontare e difficilmente la ministra Catalfo (M5s) potrebbe aprire alle richieste di Pd e Iv.
Le modifiche considerate più urgenti comunque riguardano la connessione con le politiche attive e il bilanciamento degli importi a favore delle famiglie più numerose. Tornando al salario minimo, prima di ritornare sui nove euro fissi Catalfo aveva messo sul tavolo la possibilità di legare la soglia a una percentuale, prendendo come parametro il 70% della mediana delle retribuzioni previste dai contratti. La formula sarebbe però stata scartata per problematiche tecniche. "Continueremo a cercare la soluzione che non spacca le parti sociali e che sappia valorizzare le relazioni industriali", dice la sottosegretaria al Lavoro, Francesca Puglisi (Pd).
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