Riparte il confronto sulle pensioni. E sul tavolo, che dovrebbe portare ad una riforma, ci sono in particolare quattro punti: pensioni di garanzia per i giovani, flessibilità in uscita, previdenza integrativa e rivalutazione delle pensioni. Il confronto tra Governo e sindacati ricomincerà ufficialmente il 27, anche se già, attraverso i media le varie posizioni sono emerse chiaramente. Nel primo incontro probabilmente ci si limiterà a stabilire un'agenda di appuntamenti su questi temi per una discussione che si preannuncia lunga ma che potrebbe portare però le prime indicazioni già del Def. Lunedì il Governo si limiterà ad ascoltare le richieste dei sindacati e a indicare un gruppo di esperti che dovrebbe affiancare il Governo sulla questione in attesa di fare i conti sulle diverse ipotesi possibili. IL DIBATTITO. L'ipotesi avanzata dai sindacati di un'uscita flessibile dai 62 anni con 20 anni di contributi senza penalizzazioni e senza calcolo dell'assegno con il metodo contributivo è considerata insostenibile per i costi che avrebbe - alcuni ipotizzano possano arrivare a 20 miliardi - mentre si potrebbe ragionare sul pensionamento con 64 anni e 20 di contributi con il ricalcolo tutto contributivo anche per chi ha ora il sistema misto (togliendo l'attuale limite necessario di un assegno maturato pari ad almeno 2,8 volte il trattamento minimo) o il retributivo fino al 2011. Questi ultimi ormai sono una minoranza poiché sono coloro che hanno cominciato a lavorare prima del 1978 e quindi matureranno (se hanno carriere non interrotte) 42 anni quest'anno. Se la ministra Catalfo nei giorni scorsi ha sottolineato che i risparmi di Quota 100 devono restare sulla previdenza e l'importanza di una riforma duratura dopo la sperimentazione di Quota 100, dal Mef sembra ci sia disponibilità a cambiare le regole solo puntando sul ricalcolo dei contributi di chi decide di lasciare prima riducendo al minimo i costi (anche se le uscite vanno pagate subito e i risparmi si hanno nel tempo) penalizzando quindi chi esce in anticipo rispetto all'attuale età di vecchiaia. Potrebbe essere presa in considerazione anche la proposta Boeri contenuta nel documento "Non per cassa ma per equità" che prevedeva un'uscita anticipata di tre anni rispetto all'età di vecchiaia con una correzione attuariale sulla parte retributiva e una perdita di circa 1,5% dell'assegno per ogni anno di anticipo. PENSIONE DI GARANZIA PER I GIOVANI. Il tema dal quale si dovrebbe partire è quello della pensione di garanzia per i giovani con la domanda di un assegno minimo per chi ha avuto carriere di lavoro discontinue. I sindacati in particolare insisteranno sulla richiesta di calcolare tutto l'anno per chi fa il part time verticale e al momento ha calcolate solo le settimane che lavora. FLESSIBILITÀ IN USCITA. Il secondo tema è la flessibilità in uscita rispetto agli attuali 67 anni per la pensione di vecchiaia, utilizzati comunque solo dal 30% di chi è andato in pensione nei primi nove mesi del 2019 mentre il 70%, anche grazie a Quota 100, ha usato l'uscita anticipata. GLI ALTRI TEMI. Sarà sul tavolo anche il tema del lavoro di cura con la richiesta di considerare per le donne i figli che si hanno nel calcolo dei contributi necessari per l'uscita ma anche l'assistenza a familiari non autosufficienti. Infine sul tavolo ci saranno la rivalutazione delle pensioni in essere e la previdenza complementare per ampliare le adesioni magari prevedendo un altro periodo di silenzio assenso. E sulla discussione pesano le raccomandazioni degli organismi internazionali come l'Ocse che chiedono di abolire Quota 100 e di aumentare l'età effettiva di ritiro perché al momento è a 62 anni, due anni inferiore alla media Ocse.