Oltre 5.600 laureati di 25 anni che, in appena un anno, nel 2018, hanno abbandonato la Sicilia per andare a lavorare altrove e 200 mila, già formati che, dal 2002 al 2017, hanno deciso di fare i bagagli. Sono i dati allarmanti presentati dai Giovani imprenditori di Confindustria, partecipando a “Muovi-Menti”, un'iniziativa contro la fuga dei cervelli che ha chiamato a raccolta, oltre a Sicindustria, anche l'associazionismo, dal Movimento delle valigie con Padre Antonio Garau a quello di "Si resti arrinesci".
L'obiettivo è comune è fermare l'emigrazione giovanile. “I numeri, da soli, basterebbero a far saltare dalla sedia chiunque – ha detto in apertura dei lavori il presidente dei Giovani imprenditori siciliani, Gero La Rocca –. Troppo spesso, la partenza non è una scelta ma una necessità. È per questo che abbiamo deciso di radunare tutti coloro che, a diverso titolo, rappresentano i giovani in Sicilia perché siamo consapevoli che solo tutti assieme possiamo provare a cambiare direzione”.
"Noi oggi – ha aggiunto La Rocca – ci assumiamo l’onere di mettere insieme tutte queste voci e trasformarle in un documento unico che le contenga. Un documento da consegnare ai governi regionale, nazionale e alle istituzioni europee. Un modo per scuotere ancora una volta, e ancora più forte, la classe dirigente e ripetere che dobbiamo invertire la rotta. Perché una cosa è certa: non vogliamo essere ricordati come la generazione che avrebbe potuto fare qualcosa e che non l’ha fatta".
Una mattinata intesa di dibattito che ha visto tutti concordi su alcuni punti essenziali che rappresenteranno i cardini del Documento: nessuna forma di sussidio, ma creazione di lavoro reale; misure per la crescita dimensionale delle imprese; un piano infrastrutturale materiale e immateriale adeguato a una produzione 4.0; un impianto normativo snello e una burocrazia efficace ed efficiente che attragga gli investimenti e non li respinga così come avviene adesso; un uso dei fondi pubblici che abbandoni le logiche clientelari e che invece risponda a un piano di sviluppo; una formazione agganciata alle politiche del lavoro; una pubblica amministrazione che punti ad una completa digitalizzazione così da dare un valore al fattore “tempo”, ma soprattutto, come ha detto La Rocca “eviti gravi patologie, come quella della corruzione, così dilagante e così odiosa, perché colpisce chi ha voglia di fare nel rispetto della legge”.
“L’impresa – ha sottolineato il vicepresidente di Sicindustria, Alessandro Albanese – è l’unico reale generatore di ricchezza capace di creare opportunità per i nostri giovani. Oggi il problema reale è che i ragazzi vanno via e non c’è alcun ricambio, perché questa terra non è attrattiva. E allora chiedo: ci diamo finalmente un modello di sviluppo che alla Sicilia manca da 50 anni? E un modello di sviluppo serio non può prescindere dalla manifattura, dalla produzione, dalla creazione di valore”.
L'assessore regionale all'Economia Armao ha annunciato: “Entro venerdì consegneremo lo schema strategico di sviluppo 2020-2030 e, appena varato dal presidente Musumeci, sarà distribuito a tutte le organizzazioni e ai sindacati per condividerlo perché non può esistere crescita senza condivisione. Questa Sicilia è stata finora troppo disattenta nei confronti di chi vuole investire qui”.
“La mafia esiste e si vince dando il lavoro ai giovani - ha aggiunto Padre Garau -. Io faccio un appello a tutti voi: non fatevi incontrare da nessuno. Non fatevi prendere per i fondelli. Volete una Sicilia diversa, voi dovete costruirla! Voi che siete puliti! E stiamo tutti assieme: altro che sardine, a me piacciono le alici perché il pescecane non le attacca mai quando sono tutte unite”.
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