Polemiche anche in Sicilia per la cosiddetta Plastic Tax. Nella regione, sono infatti presenti numerose aziende del settore, con eccellenze che producono ed esportano i propri prodotti in tutto il mondo. Un comparto produttivo che in Sicilia conta migliaia di lavoratori tra produzione diretta e indotto. In realtà parliamo di una vera e propria tassa che nulla ha a che vedere con la tutela ambientale visto che la produzione è, come in qualsiasi campo produttivo, direttamente legata alla domanda, pertanto l’accisa aggiuntiva che oggi il Governo nazionale vuole imporre alle aziende, ricadrebbe comunque su tutta la filiera e pertanto anche sul consumatore finale. “Se si vuole parlare di tutela ambientale a livello industriale bisognerebbe rilanciare provvedimenti completamente diversi che intervengano sul deflazionamento a monte del rifiuto e sull’incetivazione della filiera produttiva del riciclo e trasformazione dei rifiuti e non tassandone la produzione. Occorrerebbe cioè - dichiara Dhebora Mirabelli Presidente Regionale della Confapi, Confederazione Nazionale della Piccola e Media Industria -, una seria pianificazione legislativa di incentivi che faccia deflazionare gli imballaggi che accompagnano ogni bene di consumo e che al contempo promuova insediamenti industriali per la gestione, semi lavorazione e trasformazione della plastica così da far diventare il materiale di scarto, da rifiuto a risorsa economica produttiva ed occupazionale”. “L’impatto della Plastic Tax non riguarda solo le aziende ma la società, pone l’accento in maniera errata sulla natura di questa materia prima, poiché diffonde l’idea della plastica come inquinante, cosa che non riguarda la materia in se ma l’uso sbagliato che se ne fa e la mancanza di progettazione del ciclo di vita dei prodotti. I materiali polimerici - commenta Miriam Pace Direttore generale di Plastica Alfa una delle aziende leader nel settore nella provincia di Catania iscritte a Confapi Sicilia -, soprattutto se termoplastici, sono i più riciclabili rispetto ad altri che sembrano apparire “ecologici” e che invece, come da calcoli di LCA (Life Cycle Assessment), richiedono per essere prodotti l’impego di molte più risorse e sono meno riciclabili. Questa tassa non tocca direttamente la nostra azienda, in quanto produttori di beni durevoli e non monouso, ma già da anni, come molti altri imprenditori del settore, utilizziamo politiche volte a minimizzare l’impatto ambientale dei nostri processi, come il riciclo della quasi totalità dei nostri scarti di produzione… In definitiva, a prescindere dall’introduzione di questa tassa, ogni produttore e consumatore dovrebbe avere più consapevolezza e informazione sulle tematiche ambientali e sull’utilizzo dei prodotti, dall’acquisto alla dismissione”.