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Tempi lunghi per la pensione di garanzia ai giovani, l'allarme: "Al lavoro fino a 71 anni"

Il dibattito sui conti

I tempi sono stretti. La riforma delle pensioni, che porterebbe con sé anche misure per i giovani, difficilmente troverà posto nella Legge di Bilancio 2020.

Lo stesso ministro Nunzia Catalfo ha mostrato ampia disponibilità al confronto coi sindacati per una riforma a favore di precari e under 50, ma i tavoli di confronto veri e propri si apriranno a gennaio.

Al centro del dibattito c'è soprattutto la pensione di garanzia per i giovani. L'obiettivo del governo è incrementare il fondo previdenziale integrativo pubblico per garantire alle nuove generazioni con carriere discontinue una decorosa copertura previdenziale.

PENSIONE DI GARANZIA PER I GIOVANI. Il governo sta lavorando a una misura che possa garantire una pensione minima di 650 euro al mese a chi ha versato almeno 20 anni di contributi e che andrà in pensione dal 2030 in poi. Perchè ciò possa accadere occorrerà maturare un trattamento pari a 1,2 volte l'assegno sociale (448 euro), rispetto ad oggi che invece è pari a 1,5. La riforma permetterebbe ai giovani di ricevere un assegno minimo di 650 euro circa, fino a un massimo di 680.

A CHI SPETTA. I destinatari sono soprattutto i nati dopo il 1970 che in molti casi stanno svolgendo lavori precari, discontinui che difficilmente potrebbero andare in pensione con 20 anni di contributi e prima di aver compiuto 70 anni. Insomma, la misura si rivolge soprattutto alle nuove generazioni con carriere discontinue.

I REQUISITI. L'assegno è destinato a coloro che hanno iniziato a versare i contributi dal primo gennaio 1996 in poi; a chi ha versato pochi contributi a causa di lavori atipici o perchè precari che non sono riusciti a versare la contribuzione richiesta per ottenere la pensione di vecchiaia; ai giovani con almeno 20 anni di contributi versati.

L'ALLARME. Nell'attesa che la riforma venga attuata, arriva l'allarme dell'Ocse. Nel futuro ci sarà un "problema drammatico di adeguatezza delle pensioni" perché coloro che hanno cominciato a versare in questi anni avranno probabilmente carriere discontinue in un sistema contributivo che lega le prestazioni ai contributi versati. Lo ha detto il capo del settore Lavoro e affari sociali dell'Ocse, Stefano Scarpetta, a margine della presentazione del rapporto Welfare Italia.
Scarpetta ha ricordato che cinque anni persi di contribuzione valgono il 9 per cento in meno della pensione. "Bisogna agire sul mercato del lavoro, ha detto, quella delle
pensioni non adeguate è una bomba che esploderà se non la si affronta". "Le generazioni del 1980, ha aggiunto, cominciano a contribuire tardi, si troveranno con pensioni basse".

Insomma, le prospettive per i giovani italiani al momento sono da incubo. Secondo l'Ocse per un giovane di 22 anni che ha iniziato a lavorare nel 2018, in base alla legge Fornero, l'obiettivo della pensione può arrivare a 71 anni (contro i 66,1 della media europea), che è l'età più elevata in Europa insieme a Olanda ed Estonia, poco dietro alla Danimarca (74 anni).

 

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