Stop alla vecchia Imu e alla Tasi. La manovra 2020 lancia la imposta, che unifica le altre due e, secondo la volontà del governo, non dovrebbe aumentare il carico fiscale sul mattone. L'aliquota base, però, aumenta dal 7,6 all'8,6 per mille e i sindaci avranno spazio per manovrarla fino a un massimo del 10,6 per mille salvo il prossimo anno quando quei Comuni che già avevano portato al massimo il peso di entrambe le tasse sulla casa potranno alzare l'imposizione fino all'11,4 per mille. La nuova Imu si continuerà a pagare come le vecchie imposte sulla casa, con bollettino postale o F24 e in due rate: la prima il 16 giugno e la seconda il 16 dicembre. Per il solo 2020 come prima rata si dovrà versare la metà di quanto pagato nel 2019, in attesa che i sindaci adottino le delibere in base alle nuove regole, che vanno pubblicate entro il 28 ottobre. Ma la vera novità è che i sindaci potranno anche decidere di azzerare del tutto l'imposta, scelta possibile finora solo rispetto alla Tasi. Una possibilità che vale anche per abitazioni di grande pregio come castelli o ville pregio che attualmente pagano l'Imu anche se sono prime case. Le attuali esenzioni rimangono, compresa quella, resa esplicita, per la casa familiare che rimane al genitore affidatario dei figli in caso di separazione. E viene confermato anche lo sconto del 25% per chi affitta una seconda o terza casa a canone concordato (per gli affitti sociali la manovra stabilizza anche l'aliquota della cedolare secca al 10%).