L'accordo definitivo sulla manovra non c'è. E mentre si tratta ancora sulle partite Iva, sembrano arrivare delle certezze. Ci sarà un'inasprimento della tassa sulle sigarette. Un balzello limitato ai tabacchi "tradizionali" che porta in dote 88 milioni. Niente aumenti, invece, sulle sigarette elettroniche. E spunta anche una nuova microtassa su cartine e filtri per le sigarette "da arrotolare" nella bozza della manovra. La nuova imposta sul consumo, 0,005 euro su ogni pezzo contenuto nelle confezioni, è a carico di produttori o fornitori nazionali "all'atto della cessione" ai tabaccai. Previsto anche un aumento di 5 euro al chilo dell'accisa minima sui tabacchi lavorati. Per le sole sigarette sale di un punto l'onere fiscale minimo mentre aumenta per tutti (dai sigari al tabacco trinciato) l'aliquota dell'accisa. Dalle bozze del decreto verrà ripescato anche l'aumento della tassa sulla fortuna, che servirà a coprire la stabilizzazione al 10% (anziché al 12,5%) della cedolare secca sugli affitti a canone concordato (plaude Confedilizia). La norma immaginata all'inizio prevedeva un aumento progressivo delle tasse sulle vincite partendo dai 500 euro (dal 12 al 15%), per arrivare al 25% per chi stacca un biglietto delle varie lotterie oltre il milione. Confermate per ora sugar tax e plastic tax (su cui ci sarà però battaglia in Parlamento) e anche i 600 milioni in più per le famiglie. Il percorso dovrebbe essere confermato in due step: nel 2020 dovrebbero essere rafforzati gli attuali strumenti, con il bonus bebè che diventa assegno universale mensile per i nuovi nati e avrà tre diverse fasce a seconda del reddito (80 euro, 120 e 160 euro) e voucher per gli asili nido che dovrebbe salire fino a 3mila euro, sempre in base al reddito. In più il congedo obbligatorio per i papà che sale a 7 giorni. Il fondo unico partirà invece dal 2021, dovrebbe essere in carico al ministero del Lavoro e potrebbe, se sarà nel frattempo approvata la delega, introdurre l'assegno unico fino a 18 anni. Intanto, la difesa di professionisti, autonomi e piccole imprese è diventata cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle che punta a mantenere inalterata la flat tax al 15% introdotta quando erano al governo con la Lega. La maggioranza, in un vertice di due ore, trova però l'intesa su diversi punti: cedolare secca che resterà, e per sempre, al 10%, e in cambio salirà la "tassa sulla fortuna". Sulla flat tax, invece, si è ancora in una fase di riflessione. Nei giorni scorsi, infatti, tutti i partiti si erano detti d'accordo almeno su uno dei paletti per l'accesso al regime agevolato, il divieto di cumulo per chi ha altri redditi superiori a 30mila. E si tratterebbe ancora, in particolare, sul vincolo legato agli investimenti, che escluderebbe dal forfettario chi spende più di 20mila euro. Una parola definitiva dovrebbe essere pronunciata nell'ultimo vertice.