Più del 50% delle arance sono prodotte tra Catania, Agrigento e Siracusa. Si calcola infatti nel 2018 solo il valore della produzione di agrumi siciliana ha superato i 630 milioni di euro, pari al 13% del valore di tutta la produzione agricola regionale. Dalle arance a polpa rossa come le varietà Tarocco, Moro e Sanguinello della piana di Catania a quelle a polpa bionda come l’ovale d’Anapo del siracusano o le arance ombelicate di Ribera, dai mandarini Ciaculli della provincia di Palermo alle clementine di Taranto passando per le coltivazioni di bergamotto e cedro della costa tirrenica e ionica della Calabria fino alle arance del Gargano e ai limoni di Amalfi: la filiera agrumicola italiana è un variegato patrimonio di eccellenze, tradizioni e innovazione legate ai territori. In Italia ci sono circa 62 mila aziende agrumicole e oltre 129 mila ettari coltivati. Con oltre un centinaio di varietà, di cui venti coltivate in Italia, solo da ottobre a giugno, le arance sono il fiore all’occhiello del settore agrumicolo e tra i prodotti più rappresentativi del sud del Paese. Sono infatti 85 mila gli ettari coltivati ad aranceti per una produzione di 1,6 milioni le tonnellate di arance. Più che ogni altro prodotto made in Italy, la filiera degli agrumi racconta la qualità e il valore della produzione italiana e quella del sud Italia in particolare. La qualità è il futuro della filiera agrumicola italiana, tra l’organizzazione della produzione locale e l’internazionalizzazione delle imprese italiane nel mercato europeo e mediterraneo. È questo il tema al centro della tavola rotonda Dialoghi con le meraviglie del nostro paese prevista per oggi alle 17 presso il Teatro Pirandello di Agrigento. L’evento rientra nella tappa siciliana del Grande Viaggio Insieme di Conad, dal 24 al 26 ottobre, che punta quest’anno i riflettori sul tema delle filiere agroalimentari. Non è un caso che sia Agrigento la città scelta per parlare del settore degli agrumi e delle arance in particolare: sono molti i riconoscimenti di qualità tipiche certificate, basti ricordare quella del marchio Arancia di Ribera Dop, varietà coltivate nella provincia di Agrigento e per una piccola parte in provincia di Palermo. Dalla ricerca emerge che le innovazioni tecnologiche legate alle fasi della produzione, trasformazione e commercializzazione impongono l’acquisizione di competenze sempre più specializzate da parte degli addetti, aprendo spazi di lavoro di sicuro interesse, anche e soprattutto per i giovani. L’esigenza è quella di informare e formare la filiera agrumicola siciliana, con iniziative partecipate e di alta levatura che permettano di maturare conoscenze e acquisire know-how in molti ambiti specifici, dall’agrumicoltura biologica alle tecniche di coltivazione, e anche alla ricettività turistica e alle normative sulla qualità. Quello agrumicolo è il comparto più votato al biologico: l’Italia è il primo produttore al mondo di agrumi biologici con quasi 40 mila ettari di superficie agricola. Circa il 45% di tutta la produzione mondiale di agrumi biologici si trova in Italia. Un dato importante, se si pensa che in seconda posizione c'è il Messico, con un'estensione territoriale molto più ampia di quella italiana, ma con solo il 14,3% della produzione mondiale. A seguire c’è la Spagna con il 13,8%. Secondo i dati Ismea, la Sicilia è la regione con le maggiori estensioni agrumicole biologiche concentrare nelle province di Catania e Siracusa rappresentando complessivamente circa l’80% della superficie agricola biologica dedicata ad agrumi in Sicilia.