La sezione giurisdizionale del Consiglio di giustizia amministrativa presieduta da Claudio Contessa, ha accolto il ricorso in appello presentato dal gruppo Cimolai-Metalmeccanica Agrigentina e dichiarate illegittime le revoche delle aggiudicazione dei lavori di ristrutturazione dei bacini galleggianti di carenaggio (19000 e 52000 tonnellate) che si trovano nello specchio di mare del Porto di Palermo. La Regione inoltre dovrà risarcire i danni al raggruppamento di imprese per il mancato utile; "danno che i ricorrenti hanno quantificato in circa 12 milioni di euro, oltre gli interessi legali, la rivalutazione dal 2012 e le spese legali», afferma Salvatore Falzone, legale delle due imprese". Il Cga ha anche stabilito, in ordine al danno curriculare, che le imprese potranno considerare i lavori come eseguiti ed "ha ordinato alla Regione Siciliana di formulare un offerta risarcitoria entro 180 giorni", ha concluso l’avvocato Falzone. l'Ati Cimolai-Meccanica Agrigentina, dopo una interminabile guerra di carte bollate durata diversi anni contro Fincantieri ed Ergo Meccanica, aveva avuto aggiudicate le due gare per la ristrutturazione dei due bacini galleggianti di proprietà della Regione: 19mila tonnellate (importo a base d’asta circa dieci milioni) e 52mila tonnellate (importo a base d’asta per 33 milioni), ormai in disuso e senza certificati per la navigazione. Nel 2015 però la Regione Siciliana, dopo aver dichiarato il "mutamento della originaria situazione di fatto e il sopravvenuto motivo di pubblico interesse", decise di revocare le aggiudicazioni e puntare sulla costruzione di un nuovo bacino galleggiante di 80mila tonnellate, finora mai realizzato. La decisione della Regione è stata però contestata da Cimolai e Metalmeccanica Agrigentina che si sono rivolti prima al Tar e poi, in appello, al Cga che ha infine ritenuto illegittimi gli atti di revoca e ha condannato la Regione Siciliana al pagamento dei danni e delle spese processuali. (ANSA)