Dal fitness tra le vigne alla scelta di dormire letteralmente all'interno di una botte, fino alla possibilità di accompagnare i contadini durante la vendemmia, partecipando in maniera attiva al processo che porta l’uva dalla terra alla tavola. Il turismo enologico piace e coinvolge sempre più appassionati. Nel Belpaese, il giro d’affari dell’enoturismo vale oggi complessivamente 2,5 miliardi, per un totale di circa 14 milioni di enoturisti all'anno. A confermarlo, è il Rapporto 2019 sul Turismo del Vino in Italia, curato dall'Associazione Nazionale Città del Vino e dall'Università di Salerno (per maggiori informazione visita il sito www.winerytastingsicily.com)
L’enoturista spende in media 85 euro, visitando il territorio in giornata senza pernottamento, e 160 euro quando pernotta nella zona scelta. Per le aziende vinicole, gli enoturisti rappresentano una fonte sempre più significativa di introiti e incidono oggi, in media, per il 26,9% sul fatturato. A cosa si deve questo crescente interesse verso il settore enoturistico del nostro Paese? «L’enoturista vuole scoprire il territorio, la vigna, la cantina dove viene prodotto il vino che ha acquistato e portato sulla sua tavola, ne vuole conoscere la storia e i tratti distintivi - dichiara Dario Costanzo, CEO di Winery Tasting Sicily, il portale dedicato all’enoturismo in Sicilia -. Ma non solo: grazie all'accoglienza e agli scambi che si creano durante la visita, desidera vivere un’esperienza culturale a 360°».
La regione enoturistica italiana più attrattiva è la Toscana, scelta dal 48,41% degli enoturisti. Bene pure la Sicilia. Quest’anno, il Primo Rapporto sull’Enoturismo Italiano vede l’isola sul podio tra le migliori destinazioni del Belpaese da visitare per un viaggio enologico. «La Sicilia - continua l’esperto - viene sempre più valorizzata nelle sue diverse realtà territoriali, tutte ricche di prodotti unici che esprimono le diverse anime di una regione dalle mille sfaccettature e sapori». Una ricchezza che può essere scoperta e assaporata attraverso una serie di esperienze e di percorsi studiati ad hoc per soddisfare anche i palati più esigenti. «
L’enoturista che arriva in Sicilia ha un’età compresa tra i 25 e i 45 anni, proviene da paesi quali l’Inghilterra, la Germania, la Francia ma anche l’Australia, il Canada e gli Stati Uniti con un intento ben chiaro: scoprire l’isola attraverso il buon vino e il buon cibo, ancora meglio se in unione a esperienze a contatto con la natura. Ecco che allora - suggerisce Costanzo - può andare alla scoperta dei vini dell’Etna, magari dopo un’escursione sul vulcano oppure può degustare i vini di Marsala al tramonto, dopo una visita in cantina e una breve passeggiata in vigna. Non mancano, poi, le degustazioni tecniche abbinate a piatti sapientemente scelti dove, a fare da cornice, ci sono contesti naturalistici di grande suggestione. Infine, anche la partecipazione ad annuali eventi speciali può essere il modo migliore per coniugare l’amore per la natura e la cultura contadina alla passione per l’enogastronomia di qualità».
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