Incentivi a chi usa bancomat e carte di credito per pagare i propri acquisti. Magari con un credito d’imposta in linea con quanto proposto nei giorni scorsi da Confindustria, e promosso dalle altre associazioni di categoria. Oppure immaginando addirittura «recuperi mensili», subito tangibili, anziché posticipare lo sconto alla dichiarazione dei redditi dell’anno successivo. L’obiettivo? Limitare l’uso del contanti e fare così indirettamente la lotta all’evasione fiscale. Ad aprire all’ipotesi che si possa premiare l’utilizzo della moneta elettronica è il viceministro all’Economia, Laura Castelli. Che si dice «molto d’accordo» con la proposta avanzata dal centro studi degli industriali e fa un passo avanti, suggerendo la strada del rimborso mese per mese. Lo schema di Confindustria prevede in realtà una 'carota', cioè un credito d’imposta immaginato al 2% su tutti gli importi oggetto di transazione elettronica, ma anche un 'bastone', cioè una tassazione sul prelievo di contanti sopra una certa soglia. Una ipotesi, quest’ultima, bocciata in primis dai commercianti, che non raccoglierebbe consensi nemmeno tra le fila della maggioranza e che, soprattutto, andrebbe a confliggere con le norme per la libera circolazione delle monete. Un incentivo del 2% su tutti gli acquisti, però, sarebbe molto costoso: secondo i calcoli di Confesercenti per introdurlo servirebbero circa 9 miliardi, ma se ne avrebbe un ritorno sotto forma di nuovi consumi di altri 4 miliardi, tra maggiori incassi Iva e imposte sui redditi. Senza considerare l’effetto di lotta al sommerso consentito dalla moneta elettronica, sulla scia di quanto già ottenuto con fattura e scontrino elettronico. Gli incassi Iva in 7 mesi sono aumentati di 2,2 miliardi e si può immaginare che la cifra arrivi più o meno a raddoppiare di qui a fine anno. La lotta all’evasione sarà uno dei pilastri della manovra, ha assicurato Castelli, annunciando che, molto probabilmente, entrerà anche una nuova stretta contro le frodi carosello e l'evasione Iva sui carburanti. Un settore che sconterebbe, al momento, 6 miliardi di evasione. Il lavoro per la prossima manovra, comunque, è appena iniziato. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha avuto un primo incontro con la nuova squadra di viceministri e sottosegretari solo in serata, dopo il giuramento, e ancora si deve entrare nel merito delle singole misure. Prima di delineare le norme va infatti ridefinito il quadro della finanza pubblica: entro due settimane il governo giallorosso dovrà presentare la nota di aggiornamento al Def nella quale saranno indicate per linee generali le nuove scelte di politica economica, a partire dal target dell’indebitamento che non dovrebbe scostarsi troppo dal 2%. Certo, il percorso non sarà in discesa visto il fardello dell’alto debito, che a luglio ha segnato un nuovo record, negativo, sfondando i 2.400 miliardi, mentre il maxi-piano di privatizzazioni, che doveva servire a farlo scendere di 1 punto (circa 18 miliardi) è stato di fatto archiviato dal governo giallorosso. L’Italia conta di ottenere comunque più tempo da Bruxelles per rimettere il debito in traiettoria di discesa, e punta a nuova flessibilità per circa 8-10 miliardi, grazie anche a un nuovo piano di investimenti green che, ha annunciato la ministra Fabiana Dadone, investirà anche la pubblica amministrazione. Sul fronte del pubblico impiego, peraltro, Dadone ha confermato le risorse già a bilancio per il rinnovo dei contratti (che non dovrebbero quindi essere toccati, così come i 2 miliardi di aumento, già previsto, del Fondo sanitario nazionale), e ha aperto alla possibilità di una proroga per le vecchie graduatorie degli idonei nei concorsi pubblici, che scadono a fine settembre. (ANSA)