Se non si può muovere la leva dei ricavi è necessario muovere quella dei costi e delle efficienze. E’ questo l’assunto dietro l’ipotesi che il nuovo piano al 2023 di Unicredit contenga una sforbiciata al personale del gruppo, in Italia ma non solo.
Per l’ufficialità bisognerà attendere l’appuntamento di Londra a dicembre, quando verrà alzato il sipario sul documento, ma la prima linea dell’ad Jean Pierre Mustier sta già lavorando da mesi alla sua redazione. I numeri - Bloomberg ha parlato di 10mila persone, mentre altre fonti indicano in un generico 10% (pari a circa 8800 persone) l’asticella - sono ancora tutti da verificare, ma di sicuro sono tali da mettere in allarme i sindacati, che temono un disimpegno dall’Italia, che pesa per il 46% dei dipendenti e per il 49% dei ricavi del gruppo.
«Le indiscrezioni sono ancora da verificare, ma se fosse vero vorrebbe dire che il gruppo vuole smobilitare dall’Italia e concentrarsi in ambiti non domestici. Non accetteremo uno strappo di questo genere», ha detto all’AGI il segretario generale Fabi Lando Maria Sileoni. Di sicuro quello delle efficienze sarà uno dei temi del nuovo piano che, come l’attuale, prevederà una base organica, ovvero escluderà grandi fusioni. In una recente intervista Mustier ha spiegato che uno dei cardini della strategia al 2023 sarà l’efficienza, che «arriverà soprattutto dall’ottimizzazione delle attività».
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