Ben 538 milioni di euro, cioè 29 in più di quanto previsto e 70 oltre gli incassi del 2017. È un vero tesoro quello incassato in Italia nell’anno appena trascorso grazie all’imposta di soggiorno secondo i calcoli dell’Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno della società di consulenza turistica Jfc.
«Questo fenomeno - spiega Massimo Feruzzi, amministratore unico di Jfc - si deve sia ai 155 Comuni che hanno introdotto l'imposta nel 2018, sia all’aumento alle tariffe apportato da diverse amministrazioni locali (circa dal 16%)». Per quanto riguarda l’incremento tariffario, la media è stata pari al +29,7%, naturalmente facendo riferimento ai soli Comuni che hanno variato l’imposta. Tra questi si segnalano Firenze (che raggiunge la cifra record di 41 milioni), Genova, Riccione, Matera, Jesolo.
«Riguardo al 2019 - spiega ancora Feruzzi - sono ben 51 i Comuni che hanno introdotto ex novo l’imposta di soggiorno: si paga già a Sassari, Imperia, Nizza Monferrato, Manfredonia, Varallo, Terme Vigliatore, Lavagna, Bordighera, Martina Franca, mentre nei prossimi mesi si pagherà anche a Brescia, Pitigliano, Castrocaro Terme, Diano Marina, Palau, Alassio, Alba Adriatica, Arzachena, Tortoreto, Porto Venere. Oltre a queste new entry, vi sono ulteriori 46 Comuni che hanno già approvato un aumento delle tariffe per il 2019 o hanno applicato tali incrementi, approvati lo scorso anno. Per l’anno 2019, le prime previsioni di incasso indicano una cifra complessiva pari a 604 milioni».
«Si continua purtroppo a manifestare un ulteriore forte elemento di criticità - spiega ancora Feruzzi - che è quello relativo all’utilizzo dei proventi dell’imposta di soggiorno. Infatti, nonostante tutte le amministrazioni comunali affermino di voler utilizzare tali introiti a supporto dell’attività turistica, in realtà ciò accade in pochissimi casi, a meno che non si intenda per 'turismo' anche l’asfaltatura delle strade o lo sfalcio dell’erba, lo smaltimento dei contenitori di fitofarmaci o il sostegno al comparto agricolo».
Il tema del giorno, però, è anche un altro: l’introduzione del contributo di accesso a Venezia, previsto a maggio, che coinvolge non solo gli escursionisti giornalieri, ma anche gli ospiti che, soggiornando in una struttura localizzata nei Comuni della città metropolitana, pagano tale contributo oltre all’imposta di soggiorno. Una tassa d’ingresso che - come per essere curati al pronto soccorso - si baserà su bollini colorati e sul pagamento di un ticket che raggiungerà, nei periodi di alta stagione, un valore di 10 euro. Partendo, in questo periodo e sino a fine anno, da 3 euro a persona.
E, nel frattempo, anche in Sardegna c'è chi propone una tassa di sbarco nell’isola variabile tra i 2 ed i 5 euro, con una previsione di incasso annuo pari a 45 milioni. Bollente anche la questione dell’home sharing. «Molti Comuni - conclude Feruzzi - hanno definito (o lo stanno facendo) accordi con le piattaforme - Airbnb in primis - con il solito obiettivo, che è quello di incassare il più possibile. E così, in effetti, avviene, se è vero che Firenze ha incassato lo scorso anno ben 8 milioni e 803 mila euro, è altresì vero che, allo stato attuale, la non fornitura dei dati all’Agenzia delle Entrate e la conseguente non accettazione della cedolare secca - che invece è un obbligo di legge - rende Airbnb soggetto che 'copre' host evasori, siano essi totali o parziali. E che non pagano neppure la Tari»
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