All’Inps è tutto pronto per iniziare, dal prossimo 6 marzo, a ricevere le domande per il reddito di cittadinanza. Ad assicurare che la macchina per l’avvio del nuovo sussidio è in pieno movimento è lo stesso istituto di previdenza, dopo che la mancata pubblicazione dell’apposito modulo, che va messo a punto entro il 28 febbraio, aveva fatto sospettare «ritardi» nella predisposizione del percorso. Anche la procedura informatica è stata già realizzata e l'istituto, fa sapere sempre l’Inps, sarà in grado già da metà aprile di «trasmettere a Poste il flusso degli ordinativi di accreditamento sulle carte Rdc». Nessun rallentamento dell’attuazione dal punto di vista tecnico, insomma, mentre si allungano invece i tempi della politica per l’esame del decretone. Il voto degli emendamenti in Aula al Senato, previsto già oggi, slitterà invece a domani anche se, assicurano dalla maggioranza, non ci sono intoppi politici: a causare il rallentamento la presentazione in zona cesarini di un pacchetto di emendamenti firmato dal governo e i necessari passaggi parlamentari. L’Esecutivo, che nel corso dell’esame in commissione non ha presentato alcuna modifica, ha deciso di portare direttamente in Aula a Palazzo Madama sedici emendamenti che affrontano argomenti disparati: si va dall’accoglimento dei rilievi del Garante della privacy sulle spese effettuate con la card al nodo navigator, passando per l'estensione della pace contributiva. Previste anche assunzioni con l’obiettivo di fare fronte alla carenza di organico che si genera con quota 100. Proposte che però, come prevedono i regolamenti, possono essere a loro volta sub-emendate dai gruppi parlamentari: la commissione Bilancio, e gli uffici del ministero dell’Economia, si sono così ritrovati a dover esaminare un centinaio di richieste di modifica rallentando l’iter del provvedimento. «Ci aspetta un bel lavoro - spiega il capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo - ma nessuna fiducia, si votano gli emendamenti in Aula. Tra domani e mercoledì dovremo chiudere». Molti dei nodi principali sono però stati rinviati alla Camera, dove dunque la partita è destinata a riaprirsi. Tra i temi che dovranno essere approfonditi, quello legato ai coach per aiutare i beneficiari del reddito (su cui in Senato si è fatto solo un primo passo), l’ampliamento delle misure a favore dei nuclei con disabili ma anche alcune norme in favore delle mamme lavoratrici: «Stiamo valutando - ha spiegato il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, al tavolo con i sindacati - una soluzione per le donne». Come sempre, la difficoltà è nelle coperture: secondo le stime del governo, riconoscere un anno di 'scontò sui contributi per ogni figlio ha un costo di «500 milioni l’anno».