La vertenza delle cento imprese siciliane creditrici della Cmc di Ravenna vede uno spiraglio. Dopo la protesta di questa mattina a Catania, dalla Regione arriva una notizia positiva: sono state trovate le risorse con cui pagare i crediti alle aziende per utilizzarle però occorre avere il via libera da Roma alla variazione d'uso delle somme. Domani - secondo quanto riferisce il Comitato creditori Cmc - il governatore Nello Musumeci si recherà al ministero delle Infrastrutture con l'obiettivo di sbloccare la situazione.
Si riaccende quindi una speranza per i 2500 dipendenti delle imprese creditrici che rischiano di finire sul lastrico perché senza stipendi da venti mesi né tutele. Una vicenda che, se risolta almeno in parte, servirebbe a fare ripartire i lavori sulle statali Palermo-Agrigento e Agrigento-Caltanissetta e sulla metropolitana di Catania, cantieri appaltati ai general contractor del gruppo Cmc. "Queste maestranze, che non sono di serie B, sono rimaste senza reddito e senza alcuna tutela. E’ inutile nascondersi dietro un dito: se a questa gente disperata non viene pagato quanto spetta per il pregresso, non gli si può chiedere di tornare al lavoro - dichiara in una nota il Comitato creditori Cmc -. Quindi il governo nazionale riceva la Regione e faccia qualcosa anche per noi, perché è interesse di tutti che i cantieri ripartano e che la Sicilia possa finalmente contare su queste infrastrutture strategiche per il proprio sviluppo”.
Intanto l’assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone, domani riceverà le imprese a Palermo.
“Il governo regionale sostiene che, così come accade a noi imprenditori - prosegue il Comitato -, già da un mese chiede di essere ricevuto dall’Esecutivo nazionale per affrontare questa emergenza, senza avere però ricevuto ancora una risposta”.
Intanto, sulle imprese incombe l'incubo del fallimento: entro l'1 marzo queste ultime, rimaste ormai senza liquidità e riserve, dovranno versare alle banche gli interessi annuali sulle esposizioni finanziarie. Il mancato pagamento, avvertono le aziende, comporterebbe il blocco dei conti correnti e il conseguente avvio delle procedure preliminari al fallimento.
Nei giorni scorsi, inoltre, le imprese siciliane creditrici hanno inviato diffide e istanze di pagamento per oltre 50 milioni di euro all'Anas e ai general contractor del gruppo Cmc di Ravenna, ribadendo che i lavori non potranno riprendere se prima non verranno pagati i crediti pregressi.
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