La Coldiretti scende in campo contro «bollini allarmistici o tasse utilizzati dal Sudamerica all’Europa che sostengono modelli alimentari sbagliati e dissuadono dal consumo di alimenti come olio extravergine, Parmigiano Reggiano o prosciutto di Parma che rischiano di essere ingiustamente diffamati». In particolare, l’associazione fa riferimento al progetto di risoluzione presentato a Ginevra dai sette Paesi della «Foreign Policy and Global Health (Fpgh)» - cioè Brasile, Francia, Indonesia, Norvegia, Senegal, Sudafrica e Thailandia - che verrà discusso dall’Assemblea Generale dell’Onu a New York entro l'anno e che «esorta gli Stati Membri ad adottare politiche fiscali e regolatorie che dissuadano dal consumo di cibi insalubri». E per cibi insalubri, osserva Coldiretti, vengono indicati quelli che «contengono zuccheri, grassi e sale» per i quali si chiede di «predisporre apposite etichette nutrizionali e di riformulare le ricette, sulla base di un modello di alimentazione artificiale ispirato dalle multinazionali che mette di fatto in pericolo - denuncia la Coldiretti - il futuro dei prodotti Made in Italy». Il rischio, avverte la Coldiretti, «è che vengano promossi in tutto il mondo sistemi di informazione visiva come quello adottato in Cile dove si è iniziato a marchiare con il bollino nero, sconsigliandone l’acquisto, prodotti come il Parmigiano, il Gorgonzola, il prosciutto e, addirittura, gli gnocchi facendo crollare le esportazioni del made in Italy agroalimentare (-12% nei primi sette mesi del 2018 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente)». L’etichetta a semaforo in Gran Bretagna, invece, «finisce per escludere alimenti sani e naturali come l'olio extravergine di oliva e per promuovere cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero perché mette al bando grassi, sali e zuccheri non basandosi sulle quantità effettivamente consumate bensì solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze».