Il numero complessivo dei dipendenti pubblici continua a scendere ma se si guarda al tipo di contratto si scopre che il calo ricade per intero su chi ha il posto fisso mentre i precari sono in crescita. Gli ultimi dati della Ragioneria generale dello Stato, relativi al 2016, segnano infatti un boom delle posizioni cosiddette flessibili, in rialzo del 7,8%. Quasi 23 mila in più in un anno. I tempi indeterminati invece calano di oltre 29 mila (-1%). Dei 3 milioni 356 mila travet totali, gli stabili sono 3 milioni 43 mila mentre circa 313 mila unità sono legate a una scadenza. Per la stragrande maggioranza si tratta di rapporti a tempo determinato (288.946 mila) che si concentrano, e risultano anche in rialzo, nella scuola (circa 163 mila) e nella sanità (33 mila). Il resto si divide tra il lavoro interinale e quello socialmente utile. Dinamiche che inevitabilmente sono state influenzate dal blocco del turnover ma i paletti alle assunzioni dovrebbero cadere completamente già nel 2019. Sempre che nella manovra non sia inserito qualche altro tetto. A riguardo la ministra della P.A, Giulia Bongiorno, ha assicurato il suo impegno affinché lo sblocco sia al 100%: in sostanza per uno che va in pensione un altro entra. C'è poi il capitolo stabilizzazioni. La Corte dei Conti ha appena ufficializzato la bocciatura della circolare firmata dal precedente governo. Provvedimento che eliminava il vincolo che rischia di bloccare le assunzioni. Un problema che gravita intorno al salario accessorio e all’impossibilità di aumentarlo in proporzione ai nuovi ingressi. Anche qui la ministra ha garantito che una soluzione si troverà. La Ragioneria nel suo Annuario statistico fa il punto anche sul costo del lavoro nella Pubblica Amministrazione. Cifra che risulta poco mossa, intorno ai 159 miliardi di euro. I conti ancora non risentono degli effetti del rinnovo contrattuale: pur decorrendo dal 2016 l’accordo è stato firmato alla fine del 2017, con i primi aumenti che sono stati caricati nelle buste paga solo a inizio 2018. Ecco che «rispetto al 2009, l’anno in cui la spesa è stata massima, al netto dei nuovi enti - entrati nel conto nel frattempo - nel 2016 sono stati spesi per il pubblico impiego circa 12 miliardi in meno», osserva l’Rgs. Nell’ultimo anno risulta in calo anche la retribuzione media complessiva, passata da 34.511 euro a 34.435. Sono quindi stati persi 76 euro a testa. Come sempre, gli stipendi più bassi sono quelli della scuola (28.403), seguono quelli degli enti locali (29.081) e dei ministeri (30.695). Ben altre cifre per magistrati (138.268), prefetti (93.026) e diplomatici (92.819). Anche se si aspetta ancora di vedere i riflessi dell’intesa sui contratti (+85 euro a testa), già nella prossima legge di Bilancio sarà battaglia per lo stanziamento di altri fondi. Dal 2019 parte infatti la nuova tornata contrattuale. I sindacati chiedono un primo sforzo. Istanza che Bongiorno ha fatto sua, dichiarando che spingerà in tal senso. A ottobre il verdetto.