La percentuale più elevata di contratti a termine sul totale dei lavoratori dipendenti occupati in Italia si registra al Sud.
I settori più interessati dalla presenza di questa tipologia contrattuale sono l'agricoltura, il turismo e il commercio e la fascia anagrafica maggiormente investita è quella giovanile (15-34 anni), ma la quota di lavoratori temporanei è inferiore al dato medio dell’area euro.
Il dato emerge da un’elaborazione dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre su oltre 3 milioni di lavoratori presenti in Italia con un contratto a termine, secondo il rilevamento Istat di giugno.
«La crescita di questi contratti flessibili registrata negli ultimi 10 anni - segnala il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo - è correlata all’andamento dell’economia. Quando il Pil si abbassa il numero scende, quando l’economia torna a salire i precari aumentano. A nostro parere, va segnalato che il notevole ricorso a questi contratti non è legato al loro elevato numero, ma a seguito di una crescita che è stata e che continua a risultare troppo modesta. Con variazioni del Pil molto contenute, infatti, non possiamo che ottenere una cattiva occupazione, che abbassa la produttività complessiva del lavoro e conseguentemente anche i salari pro capite».
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