"Saremo eternamente grati a Sergio per i risultati che è riuscito a raggiungere e per avere reso possibile ciò che pareva impossibile. Ci ha insegnato ad avere coraggio, a sfidare lo status quo, a rompere gli schemi e ad andare oltre a quello che già conosciamo". Lo scrive il presidente di Fca John Elkann ai dipendenti del gruppo, in una lettera inviata dopo la nomina di Mike Manley.
Dopo 14 anni finisce l'era di Sergio Marchionne alla guida di Fca: il manager, ricoverato a Zurigo, sta molto male, le sue condizioni si sono aggravate e non potrà più tornare al lavoro. Manley prenderà il suo posto: è l'uomo del miracolo Jeep, brand centrale nel nuovo piano industriale presentato il primo giugno a Balocco.
Ma ecco la lettera integrale di Elkann:
"Care colleghe, cari colleghi - scrive Elkann - questa è senza dubbio la lettera più difficile che abbia mai scritto. E' con profonda tristezza che vi devo dire che le condizioni del nostro amministratore delegato Sergio Marchionne, che di recente si è sottoposto a un intervento chirurgico, sono peggiorate nelle ultime ore e non gli permetteranno di rientrare in Fca. Negli ultimi 14 anni, prima in Fiat, poi in Chrysler e infine in Fca, Sergio è stato il migliore amministratore delegato che si potesse desiderare e, per me, un vero e proprio mentore, un collega e un caro amico.
Ci siamo conosciuti in uno dei momenti più bui nella storia della Fiat ed è stato grazie al suo intelletto, alla sua perseveranza e alla sua leadership se siamo riusciti a salvare l'azienda. Sergio ha realizzato un incredibile turnaround in Chrysler e, grazie al suo coraggio nel lavorare all'integrazione culturale tra le due aziende, ha posto le basi per un futuro migliore e più sicuro per noi tutti. Saremo eternamente grati a Sergio per i risultati che è riuscito a raggiungere e per aver reso possibile ciò che pareva impossibile.
Ma come lui stesso ha detto più volte: 'Il vero valore di un leader non si misura da quello che ha ottenuto durante la carriera ma da quello che ha dato. Non si misura dai risultati che raggiunge, ma da ciò che è in grado di lasciare dopo di sé'. Fin dal nostro primo incontro, quando parlammo della possibilità che prendesse le redini della Fiat, ciò che mi ha veramente colpito di lui, al di là delle capacità manageriali e di una intelligenza fuori dal comune, sono state le sue qualità umane. Qualità che gli ho visto negli occhi, nel modo di fare, nella capacità di capire le persone. Ci ha insegnato ad avere coraggio, a sfidare lo status quo, a rompere gli schemi e ad andare oltre a quello che già conosciamo. Ci ha sempre spinti ad imparare, a crescere e a puntare in alto - spesso andando oltre i nostri stessi limiti - ed è sempre stato il primo a mettersi in gioco.
L'eredità che ci lascia parla di ciò che è stato davvero importante per lui: la ricerca dell'eccellenza, l'idea che esiste sempre la possibilità di migliorare. I suoi insegnamenti, l'esortazione a non accettare mai nulla passivamente, a non essere soddisfatto della mera sufficienza sono ormai parte integrante della nostra cultura in Fca: una cultura che ci spinge ad alzare sempre l'asticella e a non accontentarci mai della mediocrità.
La definizione che Sergio ci ha dato della parola leader è valida oggi più che mai. Quello che conta davvero è il tipo di cultura che un leader lascia a chi viene dopo di lui. Il miglior modo per giudicarlo è attraverso ciò che l'organizzazione fa dopo di lui. Questo è solo uno dei tanti esempi di quanto Sergio fosse un leader vero e molto raro. Già anni fa, abbiamo iniziato a lavorare ad un piano di successione che avrebbe garantito continuità e preservato quella cultura unica che vive in Fca".
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