Il Ministero della Salute con una circolare ha messo fine stamani al tormentone sui sacchetti biodegradabili per l’ortofrutta: sì ai sacchetti da casa, purché siano monouso, nuovi, idonei per alimenti e compostabili. Dopo mesi di polemiche e una sentenza del Consiglio di Stato, il Ministero ha finito per ribadire quanto aveva detto dal primo momento, a gennaio: i consumatori non sono obbligati ad acquistare i sacchetti forniti a pagamento dai supermarket, ma devono comunque usare bustine nuove, monouso e bio.
Sulla circolare odierna si legge che «deve ammettersi la possibilità di utilizzare - in luogo delle borse ultraleggere messe a disposizione, a pagamento, nell’esercizio commerciale - contenitori alternativi alle buste in plastica, comunque idonei a contenere alimenti quali frutta e verdura, autonomamente reperiti dal consumatore».
Tuttavia, «alla luce del parere del Consiglio di Stato, deve trattarsi di sacchetti monouso (quindi, non riutilizzabili), nuovi (quindi, non utilizzati in precedenza), integri, acquistati al di fuori degli esercizi commerciali, conformi alla normativa sui materiali a contatto con gli alimenti e aventi le caratteristiche 'ambientalì» previste dalle legge. Cioè essere compostabili, che vuol dire biodegradabili in 3 mesi e trasformabili in fertilizzante compost.
La circolare di oggi non fa menzione delle retine riutilizzabili, per gli ambientalisti il sistema più ecologico per trasportare la spesa, visto che anche le buste bio rappresentano un consumo di risorse e un rifiuto. Rimane così spazio per incertezze e nuove polemiche.
La querelle era scoppiata il 1/o gennaio di quest’anno, quando era entrato in vigore l’obbligo nei supermercati dei sacchetti per l’ortofrutta compostabili. La legge 123 del 2017 ha imposto che questi sacchetti vengano fatti pagare a parte, come chiede la Ue per disincentivare l’uso delle buste in plastica. Ma questo ulteriore pagamento (da 1 a 5 centesimi, a seconda dei supermarket), aveva scatenato una marea di polemiche di cittadini e associazioni di consumatori.
Il Ministero della Salute già a gennaio aveva precisato che si potevano portare sacchetti per l’ortofrutta da casa, purché «monouso e idonei per alimenti». Ma questo non aveva fermato le polemiche contro il «nuovo balzello». Il Codacons aveva presentato un esposto per truffa a 104 procure.
Nella polemica era stato coinvolto il Consiglio di Stato, che con una sentenza a marzo aveva fissato i paletti: sì alle borse per l’ortofrutta da casa, purché «idonee». Il Ministero della Salute doveva però recepire questi principi in una nuova circolare, cosa che ha fatto oggi. «Tutte le nostre richieste sono state accolte», ha commentato soddisfatto il presidente del Codacons, Carlo Rienzi. «La circolare del Ministero non risolve un bel nulla - dichiara invece Massimiliano Dona dell’Unione nazionale consumatori -, perché non consente di portare le borse riutilizzabili da casa, ma solo quelle nuove».
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