WASHINGTON. Christine Lagarde mette in guardia: nubi si addensano sull'orizzonte della ripresa. Ma sembrerebbe non essere il caso dell’Italia: nel Def tecnico, atteso per martedì, il Pil 2018 è - secondo indiscrezioni - previsto accelerare all’1,6% dall’1,5% previsto finora. Nel 2019 e nel 2020 rallenterà all’1,4% e all’1,3% per l’effetto recessivo delle clausole di salvaguardia sull'Iva previste a legislazione vigente. Si tratta ancora di «ipotesi allo studio» precisa il Ministero dell’Economia. Il ministro Pier Carlo Padoan, a Washington per i lavori del Fmi e del G20, difende la strategia attuata dal suo governo e alla prossima legislazione dice: «non ci sono scorciatoie, è la strada giusta». Padoan elenca le riforme adottate, dal Jobs Act alle misure per le banche, e accoglie con soddisfazione le parole di Lagarde sul debito. «Sembra essersi stabilizzato e iniziare a calare» dice il direttore generale del Fmi, moderando un dibattito sull'area euro con Padoan, il ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz, il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno e l’ex segretario al Tesoro americano Jack Lew. Un dibattito sul futuro dell’Europa, durante il quale Padoan ribadisce la posizione italiana, favorevole a una «riduzione e condivisione del rischio» anche se su quest’ultimo fronte non si è fatto molto. Eppure la condivisione - spiega il ministro - invierebbe un messaggio importante: quello della reciproca fiducia fra gli stati membri. L’Ue - aggiunge Padoan - ha la dimensione per affrontare le sfide che si profilano all’orizzonte. «Il rafforzamento dell’Ue lancerebbe un messaggio politico forte: l’integrazione è meglio della disintegrazione». E proprio l’integrazione e il multilateralismo sono il mantra che Lagarde torna a ripetere. «Le prospettive per l'economia sono positive» ma «nubi» si addensano all’orizzonte, e fra queste il protezionismo dal quale è necessario «tenersi alla larga». Le barriere commerciali - aggiunge Lagarde - non sono utili e sono inefficaci. Anche se il loro impatto in termini di pil «non è sostanziale», le barriere commerciali minano la fiducia e di conseguenza la crescita. Il Fmi - continua Lagarde - continuerà a incoraggiare lo smantellamento delle barriere commerciali e non commerciali, incluse quelli esistenti nel settore dei servizi. Il commercio - aggiunge - è uno dei motori della crescita in atto e fermarlo, o almeno rallentarlo, potrebbe avere conseguenze negative. A pesare sulla ripresa è anche l’elevato debito mondiale, schizzato a livelli mai visti soprattutto negli Stati Uniti. da qui l’invito ai governi ad agire portando avanti le riforme strutturali: «il sole splende» sull'economia mondiale, e bisogna approfittarne per «riparare il tetto» così da evitare un ritorno a una crescita «mediocre».