PALERMO. Il Mezzogiorno si riprende, il prodotto interno lordo dell’area cresce più dell’altra parte del Paese, aumentano gli occupati e l’export migliora. Sono alcuni dei risultati del 33° Report Sud dal titolo “Con la testa fuori dall'acqua” realizzato da Diste Consulting per conto della Fondazione Curella sull'andamento dell'economia del Mezzogiorno, presentato a Napoli alla presenza dei rappresentanti dei principali enti di ricerca sul Mezzogiorno (Svimez, Associazione Internazionale Guido Dorso, SRM, OBI, IRES) e delle Università della Campania (Federico II, Luigi Vanvitelli, Suor Orsola Benincasa, Parthenope).
Un titolo emblematico, se si pensa che l’economia del Mezzogiorno nell’anno che sta per concludersi registrerà il tasso di crescita più forte degli ultimi undici anni. Il triennio 2016/2018 vede infatti il PIL che passa dallo 0,9% del 2016 all’1,4% di quest’anno fino ad un +1,7% previsto per il 2018.
Nel frattempo il tasso di crescita dell’economia centro settentrionale passerebbe da un +0,9% dello scorso anno a un +1,6% del 2017, per decelerare l’anno prossimo a +1,3%.
Nel 2017 l'occupazione nel Mezzogiorno aumenta dell'1%, con quasi 60 mila posti di lavoro in più rispetto all'anno precedente, soprattutto tra gli over 50. Sebbene nell'ultimo triennio il sistema produttivo abbia creato circa 250 mila posti di lavoro, le condizioni del mercato del lavoro restano drammatiche: il bilancio degli ultimi dieci anni si chiude infatti con oltre 350 mila occupati in meno e con quasi 700 mila disoccupati in più.
“Abbiamo – sottolinea Pietro Busetta, presidente della Fondazione Curella - una realtà che è strutturalmente ferma, una realtà che non si muove dai sei milioni di occupati ormai da decenni mentre avrebbe bisogno di crescere con saldi occupazionali di parecchi milioni di posti di lavoro e raggiungere le regioni italiane a sviluppo compiuto ed i loro rapporti popolazione/occupati. La gestione dei fondi comunitari per gli interventi ordinari o le politiche di incentivazione estese a tutto il Paese non danno e non possono dare quel “colpo di reni” che serve. Di questo si deve parlare. Tematiche che vanno al di là dello zero virgola di incremento negli aggregati più importanti. Di questa informazione si deve fare carico la classe dirigente meridionale più avvertita, perché il Paese comprenda che in realtà non si sta facendo nulla di veramente dirompente rispetto ad una situazione di stasi consolidata”.
La spesa di consumo delle famiglie, secondo le analisi di Report Sud, aumenterà invece dell’1,7%, in virtù di un recupero del reddito disponibile e della protratta espansione dei flussi turistici.
Gli investimenti delle imprese in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto registrano un trend in aumento (+4%), sotto l’effetto propulsivo degli incentivi fiscali, del basso costo del denaro e dell’urgenza di ammodernamento dei processi produttivi, in vista del previsto rafforzamento della domanda.
Per gli investimenti in costruzioni il timido risveglio avvertito nel passato biennio non ha trovato nuovi fattori in grado d’innescare un robusto rilancio: il 2017 registra, infatti, un +1,9% dovuto alla vivacità dei lavori di riqualificazione.
Il dinamismo della domanda si riflette principalmente sul valore aggiunto prodotto dall’industria in senso stretto, che crescerebbe in volume del 3,6% a fronte di progressi più limitati per le costruzioni (+2,0%) e le attività dei servizi (+0,8%) e di un regresso dello 0,5% in agricoltura.
“Rileviamo –sottolinea Alessandro La Monica, Presidente Diste Consulting- che, nonostante praticamente tutti gli indicatori dal 2015 si sono via via sono stabilizzati sul segno positivo il Mezzogiorno è sempre ben distante dal recupero dei livelli pre-crisi: i consumi sono sotto del 8,5%, gli investimenti in macchinari del 21%, per gli investimenti in costruzioni siamo quasi al 40% rispetto al 2007, il valore aggiunto dell’industria in senso stretto denuncia un calo del 27% da quello precedente”.
E se nel 2017 è stata l’economia centro settentrionale a sostenere maggiormente la crescita nazionale, grazie anche al contributo delle esportazioni, nel 2018 dovrebbe essere il Mezzogiorno a guidare il rilancio, supportato dalla domanda interna. L’esercizio di previsione per l'anno prossimo elaborato dagli estensori del Report prevede, infatti, una discreta accelerazione dell’economia e una crescita del PIL attorno all' 1,7%, favorita dai consumi e soprattutto dagli investimenti in beni strumentali. Un consolidamento della ripresa che, sempre secondo il Report, consentirà la risalita dell’occupazione stimata in circa 75 mila unità (+1,2%). Il tasso di disoccupazione, dopo la stabilità di quest’anno, scenderebbe nel 2018 al 19,1%.
La crescita dei consumi sul territorio economico, +1,7%, sarà ancora sostenuta da un’ottima performance del turismo. La legislazione fiscale d’incentivazione e il basso costo del credito continueranno a sostenere la ripresa degli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto (+4,0%). Per gli investimenti in costruzioni si stima un incremento del 2,4%, in lieve miglioramento rispetto all’anno in corso.
La produzione è prevista crescere in tutti i grandi rami dell’economia. Al valore aggiunto prodotto dall’industria in senso stretto, +3,9%, si affiancheranno incrementi del 3,0% in agricoltura, 2,3% nelle costruzioni e 1,1% nei servizi.
“La pubblicazione delle analisi di Report Sud – sottolinea Francesco Saverio Coppola segretario generale del Premio internazionale Guido Dorso - rappresenta sempre un’occasione utile di confronto tra chi ancora si occupa di Mezzogiorno in Italia , ma è anche un’opportunità per fare rete e cercare di contribuire a dare al tema Mezzogiorno la giusta attenzione”.
“La necessità che il Governo fissi un obiettivo di crescita per il Mezzogiorno, oltre che per l’Italia”, è stato sottolineato con determinazione dal presidente dello Svimez, Adriano Giannola. Secondo il Presidente Giannola “il Paese è crollato e tutte le regioni del Nord Italia hanno perso posizioni nella graduatoria mondiale perché è crollato il Mezzogiorno. Il Mezzogiorno ha perso il 30% della capacità produttiva e questa ripresa non serve, è assolutamente insufficiente – ha ribadito Giannola- perché con questi ritmi si arriverà ai precedenti livelli pre-crisi non prima del 2030. Ma questo non sembra essere stato percepito adeguatamente dal Governo, visto che non si sono trovate adeguate politiche economiche in tal senso, la teoria delle eccellenze o l’industria 4.0 che ha solo il 10% collocato al Sud, non vanno bene per le effettive esigenze dell’area” .
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