ROMA. L’assegno di ricollocazione rischia il flop: al momento sono meno di 3.000 le persone disoccupate in Naspi da almeno 4 mesi che hanno fatto domanda per avere l'assegno, circa il 10% di quelle rientranti nella sperimentazione per l’assegno (tra 250 e 5.000 euro). Il 90% di coloro che ha ricevuto la lettera ha invece deciso di non attivarsi. Il numero arriva dal presidente Anpal, Maurizio Del Conte che ha puntato il dito sulla scarsa informazione e sul timore dei disoccupati di perdere il sussidio in caso di rifiuto del lavoro offerto.
«Ci vuole una campagna di informazione massiccia - spiega Del Conte - è importante dire che non c'è nulla da perdere. Non si perde la Naspi se non viene fatta un’offerta di lavoro congrua». Tante persone, aggiunge - hanno telefonato al Contact center esprimendo timori di "fregature". Se non ci sono offerte per la ricollocazione adeguate - insiste - «non si perde la Naspi. Bisogna superare la predilezione per le politiche passive del lavoro e credere in quelle attive. Fare domanda per l’assegni di ricollocazione - spiega - consente di trovare un posto di lavoro e fino ad allora non si perde nulla».
Al momento la sperimentazione è stata limitata a circa 28.000 persone ma entro l’autunno dovrebbe essere estesa all’intera platea (i disoccupati in Naspi da almeno quattro mesi), ovvero a 400-500.000 persone. «Lì ci potrebbe essere la svolta, quando la misura riguarderà tutti è probabile che la percentuale aumenti. Nel caso dell’Almaviva dove l’assegno è stato offerto a tutti i lavoratori licenziati la percentuale di richieste è stata dell’83%».
L’assegno che varia da 250 euro a 5.000 a seconda del livello di occupabilità del disoccupato e della tipologia di contratto, è assegnato al disoccupato che si iscrive sul portale Anpal e pagato all’Ente che eroga il servizio di assistenza alla ricollocazione «solo se la persona titolare dell’assegno trova lavoro». Non è quindi una somma che viene consegnata al lavoratore ma all’Agenzia che lo ricolloca. Il lavoratore è tenuto ad accettare proposte di formazione e di lavoro "congrue" pena la perdita della Naspi.
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