ROMA. E' pronto, o quasi, il decreto che detta le istruzioni per l'Anticipo pensionistico volontario, consentendo a chi lo desidera di andare via prima dal lavoro, dietro un prestito, purché abbia compiuto 63 anni. Il testo originale del provvedimento è stato rivisto, raccogliendo diversi dei suggerimenti avanzati dal Consiglio di Stato. L'ultimo nodo da affrontare è la retroattività della misura, visto il ritardo accumulato. Il diritto ad accedere all'Ape dovrebbe decorrere da maggio, ma solo per chi lo richiede e dimostri di averne necessità. Intanto c'è chi fa notare come tutto ciò contrasti con l'innalzamento dell'età pensionabile, che scatterebbe dal 2019. E bloccare lo scatto, soprattutto dopo i calcoli della Ragioneria generale dello Stato, sembra abbastanza arduo. L'adeguamento alla speranza di vita rischia di trattenere le persone cinque mesi in più a lavoro. Ma, seguendo il discorso della Ragioneria, sarebbe necessario per salvare i bilanci del paese e anche le singole pensioni. L'idea che spunta è quella di congelare i requisiti almeno per le platee dell'Ape. "Tutta la materia andrebbe ridefinita", spiega il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, "agendo sull'età pensionabile, con un rallentamento dell'adeguamento all'aspettativa di vita, o dal lato dell'Ape, mantenendo fermi i 63 anni)". In ballo non c'è solo la pensione di vecchia, anche quella anticipata, una volta chiamata d'anzianità, se nulla cambia, sarà ritardata: il requisito passerebbe per gli uomini da 42 anni e 10 mesi a 43 anni 3 mesi, mentre per le donne si porterebbe da 41 anni e 10 mesi a 42 anni e 3 mesi. Vista la situazione l'Ape diventa uno scivolo non trascurabile. La versione volontaria è stata disegnata come puro anticipo del pensionamento, e non come 'ammortizzatore sociale' per chi ad esempio perde il lavoro. Il decreto che la rende operativa è alla firma del premier (è infatti un decreto del presidente del Consiglio). Sottoscrizione che dovrebbe arrivare entro agosto o comunque nei primi giorni di settembre per rendere operativo il tutto subito dopo. Anche se poi c'è un mese di tempo per raggiungere gli accordi quadro tra da una parte i ministeri del Lavoro e dell'Economa e dall'Associazione bancaria italiana (Abi) e l'Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (Ania) e le altre imprese del settore. Intese su cui si sta comunque già lavorando. Infatti l'Ape presuppone un prestito, da restituire in 20 anni, con un tasso di interesse e un premio assicurativo. La rata complessiva lorda dovrebbe essere intorno al 5-5,5%, mentre il tasso netto scenderebbe sensibilmente (circa di due punti) grazie agli sgravi previsti dalla stessa legge di stabilità che ha lanciato l'Ape (credito d'imposta). Per ora però i tecnici hanno lavorato soprattutto alla retroattività, sin da maggio della misura. Il Consiglio di Stato nel suo parere ha chiesto di riconoscere l'opportunità a "chi ne faccia espressa domanda, anche eventualmente circoscrivendola a coloro che alleghino di avere perduto l'attività lavorativa o di versare in condizioni di difficoltà". Insomma non si tratterebbe di "una retroazione sic et simpliciter" ma di una formula più 'soft' ma proprio per questo, dal punto di vista tecnico, non facile da mettere a punto. Dovrebbe, invece, essere stata recepita senza problemi l'indicazione a "prevedere sistemi alternativi di risoluzione delle controversie" che possono sorgere per mancata accettazione della domanda di Ape o per criticità sui rimborsi. I magistrati amministrativi propongono sistemi di "mediazioni o camere di conciliazione, direttamente gestiti dall'Inps" .