NEW YORK. L'economia italiana cresce più delle attese. Il Fmi alza le stime per il Belpaese al 1,3% nel 2017 e al 1,0% nel 2018. Un'accelerazione che arriva nell'ambito di una ripresa globale che prende slancio, nonostante la frenata degli Stati Uniti bilanciata in parte da una crescita più sostenuta delle attese di Eurolandia. ''La ripresa mondiale è su un terreno più stabile rispetto ad aprile'' afferma Maurice Obstfeld, capo economista del Fmi. I rischi però restano al ribasso e sono legati all'incertezza della politica di bilancio americana e ai pericoli finanziari esistenti in Cina. ''Le elevate valutazioni sui mercati e la bassa volatilità in un contesto di elevata incertezza politica aumentano la probabilità di una correzione di mercato, che potrebbe pesare sulla crescita e sulla fiducia'' spiega il Fondo. Gli Stati Uniti sono visti crescere meno delle attese al 2,1% sia quest'anno sia il prossimo: la revisione al ribasso ''riflette le attese di una politica di bilancio meno espansiva'' mette in evidenza il Fondo, notando come il dollaro sia sotto pressione e sia calato da marzo del 3,5%. L'area euro invece rappresenta la nota positiva del World Economic Outlook: il pil di Eurolandia è rivisto al rialzo all'1,9% per il 2017 e all'1,7% per il 2018. Oltre all'Italia crescono più del previsto tutte le maggiori economie del Vecchio Continente: il pil tedesco crescerà quest'anno dell'1,8%, a fronte del +1,5% della Francia e del +3,1% della Spagna. In Europa frena invece la Gran Bretagna che, alle prese con i negoziati della Brexit, limita la crescita del 2017 al +1,7%. Fra le economie emergenti il Fmi conferma le stime di crescita per la Russia e l'India, e rivede al rialzo quelle della Cina. Il Dragone e' stimato crescere quest'anno del 6,7% e il prossimo del 6,4%. ''La Cina sta sperimentando un periodo di importante riequilibrio'' dell'economia, spiega Obstfled. Nonostante le incertezze e i rischi al ribasso, il Fmi lascia invariate le stime di crescita globali e invita a non mollare la presa sulle riforme che devono puntare ad aumentare il potenziale di crescita, rendendola allo stesso tempo piu' inclusiva. ''Non farlo potrebbe aumentare il protezionismo'' afferma il Fmi, sottolineando come il protezionismo non è un fenomeno recente. ''E' iniziato con la crisi'' spiega Obstfeld. Nessun riferimento alla politica 'America First' di Donald Trump, anche se il messaggio sembra indirizzato proprio al presidente americano. Nessun riferimento diretto alla Casa Bianca neanche sul clima, con il Fmi che pero' invita ad andare avanti sulla strada dell'accordo di Parigi, fissando target ambiziosi.