ROMA. Quattro anni in esclusiva e il trasloco su Rai1 con Che tempo che fa, per un compenso annuo da 2,2 milioni di euro: è la proposta di accordo con Fabio Fazio approvata dal cda della Rai su indicazione del direttore generale Mario Orfeo. Un colpo per il capo azienda, in vista della presentazione dei palinsesti agli sponsor, il 28 giugno a Milano e il 4 luglio a Roma, una "vergogna" per Forza Italia e per la Lega, mentre anche dal Pd Michele Anzaldi parla di "schiaffo al Parlamento" e si dice pronto a coinvolgere Vigilanza e Corte dei Conti. A quanto si apprende, Fazio percepirebbe circa 2,2 milioni di euro all'anno per realizzare il suo programma su Rai1, 32 puntate da tre ore in prime time la domenica e altrettante da un'ora in seconda serata il lunedì. Un ammontare al quale andrebbero sommati circa 500 mila euro l'anno, legati al format e alla produzione dello show. Nel complesso, la cifra raggiungerebbe circa 11 milioni di euro. Ci potrebbe essere spazio - stando alle indiscrezioni - anche a non meglio precisate 'incursioni' al Festival di Sanremo. "Ringrazio il cda perché la presenza e la valorizzazione di Fabio Fazio nel palinsesto della Rai è un passaggio importante per il consolidamento della leadership della tv pubblica e per il rilancio dell'attrattività innovativa dell'azienda", commenta Orfeo. E la presidente Maggioni sottolinea che "lo sforzo fatto per non perdere il valore e la capacità di racconto di Fazio è direttamente connesso alla volontà di garantire un futuro all'azienda tenendola ancorata al mercato". Peraltro - si fa notare da Viale Mazzini - il compenso annuo sarà lo stesso che il conduttore percepiva su Rai3, ma con diverse ore di trasmissione in più, per un costo di una singola puntata di Che tempo che fa pari alla metà del costo medio di una prima serata di Rai1. "Si tratta di una scelta di valore strategico e industriale, che corrisponde ai principi di efficacia e competitività che anche l'ultima legge di riforma ha fissato", commenta il consigliere Franco Siddi. Ma la politica non ci sta. "Pare che la Rai voglia regalare a Fabio Fazio un contratto da più di 11 milioni di euro per quattro anni, 2.8 milioni di euro all'anno. E poi chiedono il canone a disoccupati e pensionati. Per me è una vergogna!", attacca Matteo Salvini su Facebook. Maurizio Gasparri punta il dito sulla "vergognosa pioggia di milioni di euro con cui vengono innaffiati i conti bancari del capo dei valletti della sinistra tv". Se Anzaldi parla di "incredibile presa in giro" sul taglio ai compensi, anche il segretario Usigrai commenta sarcastico su Twitter: "Il termometro di #Fazio della 'ingerenza politica' in #Rai cosa segna oggi con aumento ingaggio da 1,8 a 2,8 mln ?". Nei palinsesti approvati oggi a maggioranza dal cda, con cinque voti a favore - contrario il consigliere Arturo Diaconale, assenti Carlo Freccero e Giancarlo Mazzuca, il primo in polemica, il secondo per motivi personali - è confermato anche l'altro potenziale 'transfuga', Alberto Angela, con Passaggio a Nord Ovest su Rai1 e Ulisse su Rai3, mentre Massimo Giletti sarebbe destinato a serate evento il sabato sera. Non ci sarà più invece L'Arena: la domenica pomeriggio di Rai1 verrà ridisegnata con Domenica in, affidata a Cristina Parodi, con segmenti interni di diverso genere, dalle puntate sui 60 anni dello Zecchino d'oro a La vita è una figata, storie di figure straordinarie in sei puntate condotte da Bebe Vio. Tra gli eventi di prime time, la prima della Scala, serate con Fiorella Mannoia e Roberto Bolle e l'accoppiata Andrea Bocelli-Elton John al Colosseo. In day time, si segnala Zero e lode, il nuovo game show da un format Bbc in onda dopo il Tg1 dell'ora di pranzo. Su Rai2 alla guida di Quelli che il calcio dovrebbero arrivare Luca e Paolo, attesi anche con Camera cafè (al posto di Gazebo), confermati invece la star Mika e i reality come Il collegio e Pechino Express. Su Rai3 Presadiretta e Report al lunedì, la domenica al posto di Fazio spazio a film, documentari e alla novità Andiamo a governare, un programma che affida la gestione di un quartiere o di un paese agli stessi cittadini.