ROMA. Ad un Paese che sembra scivolare nell'ennesima campagna elettorale Ignazio Visco lancia prima un allarme e poi un appello alle forze politiche affinché adottino programmi "chiari, ambiziosi sì, ma realistici e soprattutto realizzabili, senza "incertezze" o "retromarce". Condizioni che, nonostante il consolidarsi della ripresa, stanno portando il Paese fuori dalle secche troppo lentamente ma che nonostante tutto non impediscono al Governatore di dirsi "fiducioso" sui risultati finali.
L'allarme è rappresentato dai crediti deteriorati delle banche e soprattutto dal debito pubblico, veri pericoli per il futuro del Paese: per superarli, per risolvere una crisi senza precedenti nella storia serve quindi "uno sforzo eccezionale", raccomanda il numero uno di Via Nazionale, e tenere saldamente ancorato il Paese nell'Europa. Uscire dall'euro per risolvere i problemi è un'"illusione", stigmatizza, portata avanti "da chi parla senza cognizione di causa", perché la nostra economia "non soffre di un cambio sopravvalutato" e senza la moneta unica ci sarebbero al contrario "gravi rischi di instabilità".
E sempre in tema di moneta unica Visco sostiene come la politica accomodante della Bce debba continuare in attesa che si realizzi "una piena convergenza dell'inflazione verso l'obiettivo della banca centrale". Il governatore difende poi 'a braccio' Bankitalia dagli attacchi politici e mediatici degli ultimi anni mettendo in evidenza che "l'impegno del direttorio è stato massimo", e come non ci sia "stata piena consapevolezza anche al livello politico" dei rischi derivanti dalle norme sul bail in. A
d ascoltarlo, per la prima volta nella tradizionale lettura delle considerazioni finali c'è il presidente della Bce, Mario Draghi. Una presenza che alcuni leggono come un endorsement indiretto di Francoforte a Visco nell'imminenza della scadenza del suo mandato il 31 ottobre prossimo, altri comunque come una sottolineatura dello stretto legame tra vigilanza nazionale ed eurosistema soprattutto nel prossimo futuro. Individuati i mali, nella sua relazione il Governatore non dimentica di suggerire la ricetta per curarli: avanti con le riforme strutturali, muovere i vincoli all'attività d'impresa, incoraggiare la concorrenza, stimolare l'innovazione". Tornare a far crescere la spesa per gli investimenti pubblici, in calo dal 2010 con politiche economiche che devono avere "una veduta lunga".
Perché le conseguenze della doppia recessione sono state più gravi di quelle della crisi degli anni Trenta e restiamo indietro rispetto ai nostri partner in Europa con una crescita che nell'area euro "dovrebbe essere, quest'anno, al 2%, circa il doppio del nostro paese". Perciò "agli attuali ritmi di crescita il Pil tornerebbe sui livelli del 2007 nella prima metà del prossimo decennio".
Ciononostante "con un tasso di crescita annuo intorno all'1%, l'inflazione al 2 e con l'onere medio del debito in graduale risalita verso i valori osservati prima della crisi, un saldo primario (ossia al netto degli interessi) in avanzo del 4% del Pil, sostanzialmente in linea con il quadro programmatico del governo, consentirebbe di ricondurre il rapporto tra debito e prodotto al di sotto del 100 per cento in circa 10 anni".
Ed un credibile piano di riduzione del debito, epocale come lo fu quello per l'ingresso nell'euro, sarebbe il migliore tributo per Carlo Azeglio Ciampi, l'ex presidente della Repubblica ed ex governatore a cui Visco rende omaggio nella sua relazione. Infine ancora uno sprone alle banche. "Abbiamo avuto conferma - dice Visco - che le crisi bancarie vanno risolte prima possibile. Lasciare che si trascinino per mesi, per anni è deleterio perché con il passare del tempo cambiano le regole, cambiano le persone, cambia la congiuntura, cambia il mercato bancario".
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