NEW YORK. Mantiene le sue posizioni l'export vinicolo italiano verso gli Usa che, nel primo trimestre dell'anno, ha fatto registrare un aumento del 1,3% in quantità e del 1,5% in valore.
A rivelarlo sono i dati dell'Italian Wine & Food Institute. Ed è positivo l'andamento complessivo del mercato di importazione americano, che nei primi tre mesi dell'anno ha fatto registrare un incremento del 10% in quantità e del 7,3% in valore. In questo contesto l'Italia mantiene la sua leadership sia in quantità che in valore mentre si continuano a verificare mutamenti nella graduatoria degli altri paesi fornitori: in quantità l'Australia è ora al secondo posto mentre il Cile scende al terzo posto, seguito da Francia e Nuova Zelanda, che ha scavalcato l'Argentina.
Per quanto riguarda il valore invece, dopo l'Italia, sempre al primo posto, vi è la Francia, seguita da Australia, Nuova Zelanda e Cile.
Tali continue e consistenti variazioni nelle posizioni in classifica di Australia, Chile, Nuova Zelanda ed Argentina è dovuta, secondo il presidente dell'Italian Wine & Food Institute, Lucio Caputo, al fatto che tali paesi, a differenza di Italia e Francia, esportano notevoli quantitativi di vino sfuso che viene poi imbottigliato negli Stati Uniti o utilizzato per tagliare vini di produzione locale. Gli ordini per tali vini sono condizionati dalle mutevoli condizioni di mercato, che fanno spostare gli ordinativi da un paese all'altro.
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