TORINO. Uber invita al dialogo ma a battaglia dei taxi continua: il 23 marzo le auto bianche si fermeranno in tutto il Paese dalle 8 alle 22. L'ultimo sciopero della categoria risale al 2012, quando era in carica il governo Monti. La protesta è stata proclamata dal 'parlamentino' dei tassisti, dopo una lunga e infuocata riunione a Roma durata quasi quattro ore. "Ancora una volta siamo stati umiliati. Il governo non è stato in grado di fornire alcun tipo di risposta a delle semplici domande, nascondendosi dietro la sovranità del parlamento", dicono Fit Cisl taxi, Uil Trasporti taxi, Ugl taxi, Federtaxi Cisal, Usb taxi, che hanno indetto lo sciopero con Uti, Unica Cgil e Unimpresa. Non hanno firmato il documento Uri, Uritaxi, Casartigiani e Confartigianato, mentre alcune sigle si sono riservate di aderire in seguito. "Il governo non può tenere la pistola puntata sulla nostra testa con il 'ddl concorrenza' e chiederci di sederci al tavolo per i decreti attuativi" ha detto Valter Drovetto, vicesegretario Ugl Taxi. Saranno rispettate le fasce di garanzia e durante lo sciopero saranno assicurati i servizi sociali, cioè il trasporto di anziani, portatori di handicap e malati. La decisione arriva poche ore dopo la lettera inviata da Uber a tutte le sigle sindacali dei taxi per proporre "un incontro a porte chiuse" fissando anche la data, lunedì 20 marzo. "Credo sia giusto tentare la via del dialogo aprendo una porta a un confronto civile e onesto" ha scritto ai tassisti il general manager di Uber Italia, Carlo Tursi. "Troppo tempo - afferma - è stato speso su un confronto che non guarda al futuro ma solo al passato, penalizzando anche i consumatori che di questo non hanno colpe. Noi vogliamo guardare al futuro e vorremmo farlo anche con voi". "Solo un imberbe cadrebbe ancora in questi giochetti comunicativi, replicando", replica Federico Rolando, portavoce nazionale di Federtaxi, mentre il Codacons chiede di partecipare all'incontro. Nei giorni scorsi l'Antitrust ha chiesto un intervento rapido per una riforma del settore della mobilità non di linea, cioè taxi e Ncc, regolato da "una legge ormai vecchia di 25 anni". La riforma, secondo l'Antitrust, dovrebbe anche riguardare quella tipologia di servizi che attraverso piattaforme digitali mettono in connessione autisti non professionisti e domanda finale, come il servizio Uber Pop.