ROMA. Il fenomeno delle agromafie non è solo affare del Sud ma riguarda in prima battuta anche realtà del Nord di rilievo come Genova e Verona che risultano, rispettivamente, al secondo e terzo posto nella 'top ten' delle province più interessate dal business malavitoso, con Reggio Calabria a comandare la classifica. La Sicilia perde il primato ma resta nei primi dieci posti con 3 città. Palermo al quarto posto, Caltanissetta settima, Catania nona. A seguire Agrigento (tredicesima), Messina (ventesima), Enna (ventunesima), Trapani (ventiduesima), Ragusa (ventitreesima), Siracisa (trentesima). A stabilire la graduatoria delle province italiane rispetto all'estensione e all'intensità del fenomeno agromafia nel 2016 è il Rapporto Agromafie 2017 elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare. "Il tema vero - osserva il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina alla presentazione del rapporto - è riconoscere la complessità del fenomeno agromafie, al Nord come al Sud dobbiamo presidiare con grande attenzione". "Sulle agromafie non si può abbassare la guardia - aggiunge il ministro -. Il mio ministero nelle attività di controllo ha fatto un salto di qualità enorme negli ultimi anni se penso ai 370mila controlli in tre anni che abbiamo realizzato autonomamente come ministero". Per quel che riguarda Genova "il dato emerso è particolarmente elevato - osserva Coldiretti - a causa di un diffuso sistema di contraffazione ed adulterazione nella filiera olearia nelle fasi di lavorazione industriale ed approvvigionamento dall'estero di oli di minore qualità da spacciare come italiani. A tali aspetti si sono poi aggiunte le operazioni di contrasto delle Forze dell'ordine che hanno comportato il sequestro di prodotti agricoli esteri vietati o adulterati (ad esempio, farine Ogm e oli di palma). In provincia di Verona l'intensità dell'agromafia risulta significativa sia per il fenomeno dell'importazione di suini dal Nord Europa e indebitamente marchiati come nazionali, sia per gli interventi delle Forze dell'ordine a contrasto dell'adulterazione di bevande alcoliche e superalcolici come nel caso della rinomata grappa locale". Il Sud è comunque protagonista nella 'top ten', con due province in Calabria (Catanzaro oltre alla leader Reggio Calabria), tre in Sicilia (Palermo, Caltanissetta e Catania), due in Campania (Caserta e Napoli) e Bari per la Puglia. IL FENOMENO. Dalle infiltrazioni nel settore ortofrutticolo del clan Piromalli all'olio extra vergine di oliva di Matteo Messina Denaro, fino alle imposizioni della vendita di mozzarelle di bufala del figlio di 'Sandokan' dei Casalesi e al controllo del commercio ortofrutticolo della famiglia di Totò Riina: i più noti clan della criminalità si dividono il business della tavola mettendo le mani sui prodotti simbolo del Made in Italy. E' quanto afferma la Coldiretti che, in occasione della presentazione del rapporto #Agromafie2017, elaborato assieme ad Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare, ha allestito una "tavola delle cosche" con i prodotti frutto dei business dei clan criminali. A febbraio scorso - ricorda Coldiretti - i carabinieri del Ros hanno smascherato le attività criminali in Calabria della cosca di 'ndrangheta Piromalli, che controllava la produzione e le esportazioni di agrumi verso gli Stati Uniti. Nello stesso mese hanno confiscato quattro società siciliane operanti nel settore dell'olivicoltura riconducibili a Matteo Messina Denaro e alla famiglia mafiosa di Campobello. Sempre agli inizi di febbraio è stato arrestato Walter Schiavone, figlio del capoclan dei Casalesi Francesco "Sandokan" Schiavone, per aver imposto la fornitura di mozzarella di bufala Dop prodotta da un caseificio di Casal di Principe. A novembre scorso la Dia aveva inoltre sequestrato i beni di un imprenditore siciliano considerato lo snodo degli affari che il clan dei Casalesi conduce assieme al fratello di Totò Riina, Gaetano, per monopolizzare il trasporto di frutta e verdura.