Lunedì 23 Dicembre 2024

Rincaro Iva, il no di Cgia e Confesercenti: pesa su imprese e lavoratori

ROMA. La Cgia e la Confesercenti si schierano contro l'eventuale aumento dell'Iva. La Cgia di Mestre è contraria "all’aumento dell’Iva per finanziare la riduzione del cuneo fiscale. Questa operazione, infatti, non sarebbe a somma zero. Se a seguito di un’eventuale riduzione del costo del lavoro - osserva - i vantaggi economici ricadrebbero su imprese e/o lavoratori dipendenti, il rincaro dell’Iva, invece, lo pagherebbero tutti. In particolar modo i più deboli, come i disoccupati, gli inattivi e i pensionati che, invece, dal taglio delle tasse sul lavoro non beneficerebbero, almeno direttamente, di alcun vantaggio». Una ipotesi, quella dello scambio «più Iva meno cuneo fiscale», che sta prendendo sempre più forma, anche perché Bruxelles ci chiede da tempo di equilibrare meglio il nostro carico fiscale attraverso la riduzione delle imposte dirette e un corrispondente innalzamento di quelle indirette. L’Italia, segnala la Cgia, è tra i principali Paesi dell’area euro ad avere l’aliquota ordinaria Iva più alta. Se da noi è al 22%, in Spagna è al 21, in Francia al 20 e in Germania al 19. I più penalizzati da un eventuale aumento dell’Iva sarebbero i percettori di redditi più alti, visto che a una maggiore disponibilità economica si accompagna una più elevata capacità di spesa. Contraria all'aumento dell'Iva anche la Confesercenti, che avvisa come "un eventuale aumento inciderà sulla spesa degli italiani e sul Pil. Se il governo decidesse di innalzare le aliquote come da indicazioni europee, perderemmo a regime 8,2 miliardi di consumi: si tratta di circa 305 euro di spesa in meno a famiglia. Sul prodotto interno lordo, invece, l’impatto negativo ammonterebbe a -5 miliardi di euro. E’ quanto emerge da una simulazione condotta da Ref Ricerche. L’aumento dell’Iva - secondo la ricerca - penalizzerebbe i consumatori italiani anche nel confronto europeo. Dal punto di vista dell’imposizione sui consumi l’Italia si colloca tra le prime posizioni nel panorama internazionale, seconda solo alla Svezia, paese noto per l’elevata pressione fiscale.

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