PALERMO. Continue aggressioni, organici sottodimensionati, aziende sanitarie divenute economiche tanto da pensare solo a spese e profitti. E il rischio che ci possano essere nuovi ritardi nell’immissione in servizio di infermieri, ostetrici e personale di supporto negli ospedali. Per questo scatta la rivolta degli infermieri siciliani.
A Messina il Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, organizzerà il 21 marzo la prima di una serie di manifestazioni pacifiche di protesta che toccheranno tutte le province siciliane, per sensibilizzare la popolazione sui temi della carenza del personale e dei servizi all’utenza.
La manifestazione si chiamerà “NurSind Capital City”. Osvaldo Barba, dirigente nazionale Nursind, spiega che “puntiamo molto sulle manifestazioni itineranti previste per far sì che i problemi insoluti legati all'esercizio della professione infermieristica siano conosciuti e, se possibile, dibattuti con la cittadinanza. L'infermiere è il catalizzatore di quelli che sono i bisogni dell'utente rapportati all'organizzazione del lavoro, molto spesso inesistente per gli organici sottodimensionati degli ospedali. Le aggressioni cui molto spesso sono vittime gli infermieri, altro non sono che il risultato di una politica sanitaria nazionale e ancor più regionale, che tra annunci "faraonici" e auto acclamazioni, produce come unico risultato uno stallo organizzativo-procedurale pericolosissimo, tanto per gli esercenti la professione infermieristica quanto per l'utenza”.
Francesco Frittitta, coordinatore regionale del Nursind Sicilia, sottolinea che “con l'approvazione dei nuovi Lea l'unica cosa di cui non si è tenuto conto sono le risorse umane e professionali che dovrebbero erogarle. L'impegno del nostro sindacato nel sollecitare la Regione e l'assessorato alla Salute, affinchè si proceda con l'immissione in servizio di infermieri, ostetrici e personale di supporto è quanto mai vivo e ossessivo, quello che ci preoccupa e che alla luce delle problematiche politiche nazionali e regionali si posa avere un ulteriore rallentamento di tali procedure che rischiano di far collassare la sanità siciliana”.
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