ROMA. Per la prima volta dopo decenni, secondo il Rapporto Ismea Svimez sull'agricoltura del Mezzogiorno presentato oggi a Montecitorio, il 2015 ha segnato un anno di svolta per il Mezzogiorno che è cresciuto più del resto del Paese: il Pil del Sud registra una crescita dello 0,8%, contro lo 0,5% del Centro-Nord.
«Si tratta di decimali, ma il dato è significativo - ha sottolineato il direttore generale di Ismea Raffaele Borriello - perchè inverte una tendenza consolidata. A muovere questa ripresa è l'agricoltura che è uscita alla grande dalla crisi e dimostra di creare posti di lavoro. Nella prima metà del 2016 l'occupazione giovanile in agricoltura è cresciuta dell'11,3% in Italia, e del 12,9% al Sud. Decisivo il contributo del lavoro a tempo pieno (+14,4%). Anche il peso dell'imprenditorialità giovanile agricola è in forte crescita: quasi 20 mila imprese il saldo positivo al Sud dei primi mesi del 2016. Il maggior contributo è venuto dalla Basilicata, dalla Calabria e dal Molise, seguite a ruota da Campania, Sicilia e Sardegna».
Il Mezzogiorno, secondo il presidente di Svimez Adriano Giannola, «era un problema, oggi si riscopre come grande opportunità. In atto, non in potenziale. Ma ora è necessario consolidare la ripresa. Con una politica dei porti - ha proposto - per cogliere le opportunità di sviluppo e riconversione industriale dal traffico-merci. Se facciamo di Taranto un hub dedicato all'agroindustria - ha proposto il presidente di Svimez - rimettiamo in moto 20 milioni di persone come produttori-consumatori e li trasformiamo in influencer».
«Gli stili di vita del Mezzogiorno - ha aggiunto il commissario Ismea Enrico Caroli - sono oggi pari a quelli medi europei. Si può dire che l'annosa 'questione meridionalè sia risolta in termini di analfabetismo e arretratezza, ma rimane forte il gap delle infrastrutture che fa del Sud un testimone di una modernizzazione senza sviluppo». L'agroalimentare, per Nicodemo Oliverio (Pd) della Commissione Agricoltura della Camera, «anche al Sud non è più luogo della tradizione ma il comparto ideale per l'avvio di imprese moderne. I giovani meridionali lo hanno capito, e hanno voglia di abbandonare l'abito mortificante della nicchia per fare impresa».
Un monito però è stato espresso da monsignor Nunzio Galantino, segretario generale Cei: «Dove c'è criminalità - ha detto - non c'è e non ci può essere sviluppo. Troppi sforzi e progetti hanno fatto naufragio per vessazioni e anche per una burocrazia che talvolta è quasi pari alle vessazioni. L'attenzione alla legalità è giusta ma vanno evitate le situazioni che minano lo sviluppo del capitale umano.
Serve innovazioni tecnica ma soprattutto sociale perchè mancano i ponti quanto la povertà di soldi si accompagna alla povertà di relazioni. L'agricoltura - ha auspicato il segretario generale Cei - sia una base di partenza per uno sviluppo in nome della dignità umana». «Da uomo del Nord - ha concluso il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina - dico che la questione meridionale è nazionale. Il Rapporto Ismea Svimez indica che il Sud può essere sempre più protagonista del rilancio dell'economia italiana».
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