ROMA. Il risultato economico negativo registrato dall'Inps nel 2016 ha azzerato il patrimonio dell'Istituto e l'ha mandato, per la prima volta dalla nascita dell'Ente, in territorio negativo.
La conferma è arrivata dalla Corte dei Conti nella relazione sul bilancio 2015 che ha esaminato anche le previsioni assestate per il 2016. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti ha affermato che il sistema è «assolutamente sostenibile» e che in tema previdenziale «non sono previsti interventi».
Il presidente Inps, Tito Boeri ha sottolineato che «la Corte non lancia alcun allarme sui bilanci. Si tratta di una questione contabile». Soprattutto, «le prestazioni sono garantite dallo Stato» e che «ciò che conta non è il bilancio dell'Inps, ma dello Stato».
Il disavanzo è determinato, ha spiegato, da ritardi nei trasferimenti dello Stato che vengono anticipati dall'Inps e poi ripianati. «È da rilevare - scrive la magistratura contabile - come, per effetto di un peggioramento dei risultati previsionali assestati del 2016 (con un risultato economico negativo che si attesta su 7,65 mld) il patrimonio netto passi, per la prima volta dall'istituzione dell'ente, in territorio negativo per 1,73 mld».
La Corte dei Conti sottolinea anche che non è procrastinabile una «riforma della governance dell'Istituto negli assetti che qualificano il sistema duale voluto dal legislatore e, quindi, dei compiti di indirizzo e vigilanza intestati al Civ e di quelli di rappresentanza legale dell'ente e di indirizzo politico-amministrativo propri del presidente».
«In sei anni, comprese le previsioni per il 2017 - avverte Gian Paolo Patta, membro del Civ Inps in quota Cgil - sono andati in fumo 50 miliardi di patrimonio dell'Inps. A fine 2011 l'Istituto aveva un attivo patrimoniale di 41,2 miliardi e a fine 2017 si prevede un patrimonio negativo di 7,8 miliardi. È urgente intervenire sui fondi dissestati, ovvero quelli degli artigiani, dei coltivatori diretti, enti locali e dirigenti di impresa industriale».
Secondo quanto affermato in una audizione lo scorso maggio dal presidente Inps, Tito Boeri, il patrimonio sarà negativo per 56 miliardi nel 2023. Il bilancio dello Stato comunque - ha assicurato Poletti a proposito della Relazione della Corte - «garantisce la copertura di queste situazioni».
La Corte dei Conti sottolinea che nel 2015 si è registrato un risultato di esercizio negativo per 16,3 mld (-12,48 mld nel 2014), condizionato da un accantonamento al fondo rischi crediti contributivi per 13,09 mld (4,97 mld nel 2014). «In conseguenza di ciò - scrivono i magistrati contabili - il patrimonio netto è risultato pari a 5,87 mld, con un calo sul 2014 di 12,54 mld».
Nell'anno le entrate contributive hanno segnato un incremento di 3,32 mld sul precedente esercizio (a 214,79 mld) mentre la spesa per prestazioni istituzionali è ammontata a 307,83 mld, con un incremento rispetto all'anno precedente di 4,43 mld ascrivibile principalmente all'aumento della spesa per pensioni (+4,26 mld), pari in valore assoluto a 273,07 mld. Le pensioni vigenti sono oltre 21 milioni, di cui circa l'82% previdenziali.
Ieri è stata presentata la ricerca di Itinerari previdenziali sul Welfare secondo la quale nel nostro Paese nel 2015 sono stati spesi per prestazioni sociali (previdenza, assistenza, lavoro sanità) 447 miliardi di euro, una cifra pari al 54% della spesa statale (e al 27,34% del Pil), a livelli top nell'Unione europea. Se si separassero la previdenza dall'assistenza, spiega il Presidente del Centro studi di Itinerari previdenziali, Alberto Brambilla - si vedrebbe come sia ampia la spesa assistenziale con oltre la metà dei pensionati che riceve una prestazione di questo tipo tra assegni 'esplicitì come quello per l'invalidità e meno espliciti come le maggiorazioni sociali e le integrazioni al minimo.
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