MILANO. «Tutti devono avere il diritto di potersi sentire a casa. Nonostante ciò, per molti questo è un bisogno impellente e di primaria importanza. Ecco perchè abbiamo elaborato un piano quinquennale per fare in modo che 100.000 persone abbiano accesso a degli alloggi a breve termine durante i periodi di difficoltà. Unisciti a noi»: questo il messaggio inviato dai fondatori di Airbnb alla community di host della loro piattaforma.
«Coloro che sono stati sfollati, sia per ragioni legate alla guerra che per altri fattori, hanno un bisogno particolare di essere accettati e compresi. Hanno bisogno, in maniera piuttosto letterale, di un luogo che possano chiamare casa. Ecco perchè abbiamo deciso di agire» dicono Brian, Joe e Nate, spiegando di aver già organizzato la fornitura di sistemazioni per 54 calamità su scala globale.
«Proprio la settimana scorsa, abbiamo annunciato - ricordano - il nostro impegno nell'offrire case gratuite temporanee agli evacuati e a coloro che si sono visti improvvisamente rifiutare l'ingresso sul suolo statunitense».
Oggi - annunciano - «ci siamo fissati l'obiettivo di fornire alloggi a breve termine a 100.00 persone che ne hanno bisogno. Inizieremo dai rifugiati, dai superstiti e dai volontari, anche se nel corso del tempo desideriamo dare un aiuto a molte altre categorie di persone. Lavoreremo con gli host della nostra community per fare in modo che chi si trova in queste condizioni possa trovare non solo un luogo dove stare, ma anche una rete sociale dove poter interagire con gli altri, dove sentirsi rispettato e nuovamente parte di una community. Inoltre, Airbnb investirà un totale di 4 milioni di dollari, nel corso di quattro anni, per aiutare l'International Rescue Committee nel far fronte ai bisogni più urgenti dei rifugiati in tutto il mondo».
L'invito agli host è quello di unirsi alla battaglia di civiltà condividendo il proprio alloggio.
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