ROMA. Alla vigilia dell'avvio dell'aumento di capitale Unicredit chiude con i sindacati l'accordo sugli esuberi previsti dal piano: le 3.900 uscite saranno su base volontaria con incentivi, mentre vi saranno 1.300 assunzioni e la stabilizzazione di 600 contratti di apprendistato. Sono esuberi aggiuntivi alle 6mila uscite già stabilite in precedenza, conseguenza della volontà di chiudere oltre 800 filiali nell'ambito del piano industriale di rilancio, lo stesso alla base dell'aumento di capitale da 13 miliardi che partirà in corrispondenza della prima seduta di Borsa della settimana. In un primo momento la richiesta della banca aveva trovato la contrarietà dei sindacati, preoccupati che il mancato turnover provocasse problemi di operatività delle filiali e critici sul fatto che a fronte delle perdite emerse in estate (che hanno spinto a varare il 'maxi aumento') ci fossero ricadute pesanti sui dipendenti. Ora l'accordo prevede l'assoluta volontarietà delle uscite (grazie anche ai fondi messi a disposizione dal governo per il settore) e un importante meccanismo di turnover. Inoltre nell'orizzonte triennale del piano è stata data garanzia che non si procederà a nuovi esuberi o piani di uscita. E' stato raggiunto un accordo sugli inquadramenti, sulla cassa sanitaria e sul premio 2016 che sarà corrisposto per 600 euro in contanti e 800 sotto forma di welfare. "È un accordo, raggiunto dopo una trattativa durissima, che guarda al futuro e valorizza i lavoratori in un'ottica di netta discontinuità col passato", commentano Mauro Morelli, segretario nazionale del Fabi, e Stefano Cefaloni, coordinatore Fabi Unicredit, secondo i quali "dopo sei anni sono inoltre stati sbloccati i percorsi di carriera con un nuovo accordo sugli inquadramenti". "Il senso di responsabilità del sindacato ha consentito di gestire in modo del tutto volontario le ingenti uscite previste, ma anche e soprattutto di creare le condizioni per un rilancio della banca tramite la valorizzazione del personale, le assunzioni e l'insediamento di una commissione bilaterale sull'organizzazione del lavoro", aggiunge Giulio Romani, segretario generale di First Cisl, mentre secondo il segretario generale Uilca, Massimo Masi, quello concluso con Unicredit è "un buon accordo, ma ora la seconda banca del Paese dovrà dimostrare con i fatti quale business, quale modello vorrà adottare". "Un accordo importante e positivo" viene definito anche dal segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, con la banca che conferma come "a fronte del raggiungimento degli obiettivi dell'accordo di riduzione del personale, Unicredit si è impegnata a non attivare ulteriori piani di esuberi nel periodo 2017/2019, anche al fine di creare nel personale senso di stabilità e fiducia". "Con l'intesa si completa la fase di negoziati con le organizzazioni sindacali dei Paesi (Italia, Germania e Austria) nei quali il piano strategico prevede riduzioni di personale: sulla base di questi accordi - aggiunge Unicredit - l'attuazione di quanto previsto dal piano per gli assetti occupazionali del gruppo è definita e certa", con gli esuberi che saranno gestiti con piani di prepensionamento su base volontaria attraverso l'accesso al fondo di solidarietà del settore finanziario. Guardando invece all'imminente ricapitalizzazione, le azioni di Unicredit partiranno da un prezzo di 13,11 euro, dopo lo stacco del diritto di opzione che verrà quotato separatamente a un prezzo di 13,05 euro. Verrà offerta la possibilità di sottoscrivere 13 nuove azioni per ogni cinque titoli in portafoglio, con il prezzo delle risparmio di 37,3 euro. Sull'aumento - garantito comunque da un pool di banche - c'è attesa per le scelte di azionisti di peso come Capital research (6,7%) e CRTorino (2,2%), propensi ad aderire, con anche Aabar che da Abu Dhabi dovrebbe sciogliere le riserve a breve.